REDAZIONE FIRENZE

Da dormitori a città. Con percorsi diversi

Le città, come sosteneva il sociologo urbano Lewis Mumford, sono come organismi umani, mutevoli nel tempo e nello spazio in...

Le città, come sosteneva il sociologo urbano Lewis Mumford, sono come organismi umani, mutevoli nel tempo e nello spazio in funzione delle dinamiche industriali, artigianali, agricole, demografiche e di azioni indotte da “dinamiche territoriali”.

Dal dopoguerra a oggi, il territorio metropolitano fiorentino e quello pratese sono stati fra i più dinamici della regione. Purtroppo, gli studi intercomunali, preposti in modo specifico a indirizzare le politiche amministrative territoriali, dopo una stagione iniziale vivace, incoraggiati anche dalla freschezza politica dell’attivazione della Regione, subirono un irragionevole stop, così che le analisi e le previsioni dei piani regolatori (poi “strutturali”) si limitarono ai confini amministrativi comunali. Permanendo così le cose nessuna previsione strategica di ragionevole durata è possibile, con tutte le nefaste conseguenze che ne derivano (alluvioni, nuovi insediamenti discutibili, sistema viario insufficiente ecc..).

Scandicci, da scolmatore residenziale fiorentino degli anni ’50 e ’60 è ormai una realtà urbana autosufficiente, appetibile per servizi e complementi culturali. Ha avuto buoni sindaci e buoni amministratori che hanno tempestivamente intuito le potenzialità del territorio e delle sue emergenze. La conversione della Villa Castelpulci a Scuola Superiore per la Magistratura, nonché la valorizzazione del complesso dell’Acciaiolo sono due esempi calzanti di “buon governo”.

Non da meno, Sesto è riuscita a non farsi fagocitare dalla vicina e vorace Prato, dandosi anch’essa regole e programmi. Il grande recupero dell’insediamento di Doccia ha ridato ossigeno agli studi e alla vita di relazione fra i giovani. Entrare nella Biblioteca oggi è come assumere una trasfusione di sangue, di civiltà e di speranza. Ciò forse, concorre a spiegare il raggiunto equilibrio urbano e demografico di Scandicci (ben servita dal tram, anche se in attesa di fondamentali integrazioni viarie in via delle Bagnesi, San Giusto con Torregalli, la stessa via di Scandicci).

Per Sesto, ove ancora si può dire di una buona qualità della vita, se ne spiega il gradimento e la scelta di buona parte di quei 50mila fiorentini disurbanizzati e stanchi di una città diventata persino difficilmente percorribile. Tout se tien e certo, alla base di questa rapida redistribuzione demografica e residenziale c’è anche la patologia di una città controversa (e splendida) come Firenze.

Francesco Gurrieri