Il processo di emancipazione della donna non va di pari passo con le violenze fisiche e morali tuttora subite. In questi decenni si è avuta un’apertura della partecipazione del mondo femminile allo sviluppo e alla crescita della società civile. Fotografie di mezzo secolo fa non presentavano immagini femminili, per esempio, nelle redazioni dei quotidiani e ben poche nelle aule parlamentari. Il quesito da porsi è tuttavia se da noi la mentalità dell’uomo si è evoluta di pari passo all’emancipazione femminile. C’è da dubitarne, poiché più che condividerla da molti è percepita come un’ imposizione. Lo dimostrano i dati più recenti relativi alla violenza nei confronti delle donne, dai contatti non richiesti né graditi ai soprusi destinati a creare sempre e comunque disagio e turbamento, specie nelle ragazzine, ai maltrattamenti, alle persecuzioni, ai comportamenti più gravi culminanti nei femminicidi.
Nella nostra Toscana, secondo i dati forniti dall’Osservatorio sociale regionale, le richieste di aiuto sono cresciute dell’83%, merito di un maggiore coraggio della persona offesa. Stando alle statistiche 4.540 donne si sono rivolte nel 2023 ai centri di antiviolenza e 1.951 si sono presentate al pronto soccorso, di cui 400 minorenni. Quanto ai femminicidi, le vittime nel 2023 sono state sei, per un numero complessivo di 140 dal 2006, di cui 40 a Firenze.
Sono cifre allarmanti che richiedono un’attenta riflessione, sia per inasprire e rendere più severe le pene per simili reati, sia per dare consapevolezza della gravità del danno fisico e psicologico di chi li subisce: alcuni considerano le molestie poco più di una bravata.
Lo stesso Parlamento europeo ha posto particolare attenzione a questo problema sempre più avvertito nell’ambito dei Paesi dell’Unione, dove una donna su tre subisce violenza fisica o sessuale. Partendo da lontano, occorre fornire alle nuove generazioni gli elementi necessari ad assicurare e gestire il rispetto fra generi diversi, introducendo l’educazione di genere negli insegnamenti scolastici. Non è meno importante dell’educazione civica.