EMANUELE BALDI
Cronaca

Da Lotta Continua al Tenax : "I Rolling Stones allo stadio?. Era fatta, ma Pci e Psi litigarono"

Lo scrittore e attore si racconta: "Firenze ormai è profitto cieco, la città mangia se stessa. I giovani mi terrorizzano, però c’è anche chi fa volontariato. E’ la politica che facevamo noi".

Lo scrittore e attore si racconta: "Firenze ormai è profitto cieco, la città mangia se stessa. I giovani mi terrorizzano, però c’è anche chi fa volontariato. E’ la politica che facevamo noi".

Lo scrittore e attore si racconta: "Firenze ormai è profitto cieco, la città mangia se stessa. I giovani mi terrorizzano, però c’è anche chi fa volontariato. E’ la politica che facevamo noi".

Che giri fanno due vite si chiede Marco Mengoni (che pure al Nostro, rockettaro di lotta e di governo cresciuto a pane e Pink Floyd non dispiace; "È di un altro livello, rispetto ad altri di oggi" ammette prudente) e lui, Daniele Locchi, scrittore-attore-nottambulo, per il quale i settant’anni compiuti sono giusto una giacchettata, per ora se n’è già fatte tre. Spacchettarle? Guai. Sarebbe come far di compartimenti stagni una storia, quella di uno dei padri fondatori del Tenax, che è un piccolo grande romanzo fiorentino.

Locchi, si parte da Controradio?

"Ok, quindi da Rimini?"

In che senso?

"I nostri di Lotta Continua, in quel giorno del 1976, non andarono là a fare il bagno. Sciolsero tutto. E io mi chiesi, a 23 anni, “Che faccio da grande?“".

E andò a Contoradio.

"Sì, che però avevo scoperto in altra veste, tempo prima".

Ci racconti.

"Un giorno, mentre ero inseguito da un idrante della polizia...".

Cominciamo bene.

"Ero giovane e non volevo che Giorgio Almirante parlasse a Firenze. Insomma vidi un tizio fermo con una radiolina in mano".

E che faceva di male?

"Mi chiesi: “Ma che fa questo?. Ascolta la Fiorentina in mezzo a tutto questo casino?“. Invece da Controradio quei pazzi davano indicazioni sugli agenti. ’Compagni, attenti, arrivano da piazza Signoria...’. Durò poco. La polizia chiuse tutto".

E la radio?

"Tornò, ma con la musica. Tanto la rivoluzione non si poteva più fare. Mi ricordo che in quel fondo in via dell’Orto non c’era una lira. Solo una poltrona da parrucchiere. Ci mettemmo in testa di fare i concerti: fu un casino".

Un bel casino. Per poco non portaste qui i Rolling Stones.

"Allora. A quel tempo l’etere era tutto di sinistra. Solo che c’era il Pci che egemonizzava tutto e per noi ex extraparlamentari c’erano solo spazietti. I comunisti avevano Radio Centofiori".

Duello impari.

"Nel ’79 noi di Controradio portammo alla Flog gli Sniff, una specie di piccoli Skiantos. Duecento persone".

E loro?

"Patti Smith allo stadio. Ottantamila spettatori".

Così era dura.

"Facemmo anche il concerto di Baglioni di nascosto. I comunisti non ci diedero spazi ma il campo del Cus era dei militari: ottenemmo quello. A dicembre. Ci diedero un tendone. Arrivò Baglioni con il circo Togni".

Sì, ma gli Stones?

"Una sera a Controradio arrivano i ’politici’ del gruppo e annunciano: “Da oggi siamo socialisti“. “O questa?“ si chiese. Deve sapere che all’epoca Claudio Martelli voleva contrastare l’egemonia del Pci sulle giovani generazioni. Ok. I Rolling Stones arrivano in Italia con tre date. Torino, Napoli e Firenze".

Tutto bene dunque?

"Non proprio. A Torino il Pci era fortissimo e il Psi ottenne di fare l’evento con la doppia bandiera. A Napoli era forte il Psi e fecero l’accordo. A Firenze i comunisti non ne volevano sapere. Il concerto era solo roba loro...".

Ma serviva l’ok del Comune per concedere lo stadio...

"Esatto. Il Psi ci fece pressioni da Roma per ostacolare. Msi e Dc al grido di ’Arrivano gli Unni’ votarono contro. E i comunisti andaron sotto. Niente Stones".

Arriviamo al Tenax.

"Ecco, noi insomma con l’Arci si andava anche d’accordo, eh. E quindi insieme, a Rifredi, creammo il Casablanca. Un posto strano. Noi mettevamo su i dischi degli Who, dei Clash. I compagni facevano le patatine fritte".

Le ragazze vi consideravano?

"Puzzavamo un po’ di fritto ma insomma...".

E poi?

"Poi si disse: “Qui concerti non si fanno, questi ’compagni’ ci ammorbano di discorsi. Cerchiamo un altro posto“. Alla casa del popolo di Peretola ci dissero: “C’è una vecchia balera dismessa, il Big Ben. Se ci date dieci milioni di lire l’anno è vostra“. Si prese. C’erano delle poltroncine blu e rosse terrificanti, una palla da discoteca appesa al soffitto. Si tinse il muro di nero, ma a un mese dall’apertura mancava ancora il nome. E allora giù riunioni e sigarette ogni sera. Finché uno disse: “Chiamiamolo il ’Dopo le nove’“. “Ma fa schifo“. ’Ok, allora Tenax’. ’Come la brillantina?’. Accettammo, perché erano le due di notte...".

Primo ospite?

"I Surprize di Bologna. Era il 30 settembre del 1981".

E i nomi più grandi?

"Dopo un mese venne Ginger Baker. Ma solo perché abitava a Pistoia. Poi i Killing Joke. Venne anche Battiato".

Locchi, ma questa vitalità nei giovani che fine ha fatto?

"Alla mia età si dice ’Eh, ai miei tempi...’. In realtà è che si crede che innovare significhi cancellare".

Lei ha gestito anche lo storico Negroni in via dei Renai. In San Niccolò anni fa la sera c’erano migliaia di giovani. Ora qualche decina...

"Firenze è cambiata. Solo turisti. E’ sempre stata una città di bottegai ma prima almeno vendeva, ora si è svenduta. Profitto cieco, la città mangia se stessa. Ai giovani non vengono offerti più luoghi fisici per creare e incontrarsi. E così si isolano".

Non le piacciono i ragazzi di oggi?

"Mi terrorizzano, ma sono anche padre di una venticinquenne che fa parte di quella piccola parte di giovani che apprezzo. Fa volontariato. E in fondo è la politica che facevamo noi".

Fu sua figlia che una volta la trascinò in crociera? Un ex di Lotta Continua sulla nave...

"Esperienza devastante. Mangiano tutti là sopra".