Da oltre 50 anni la sede del lanificio Pecci, e poi più di recente della Pecci Filati e della Filati Naturali, è in viale Fratelli Cervi. Mai però era successo un disastro come quello della notte del 2 e 3 novembre 2023. L’alluvione provocò danni enormi alle aziende della famiglia Pecci, da sempre nel tessile (il lanificio è stato fondato nel 1884), tanto che la produzione di filati riprese soltanto mesi dopo mentre l’outlet Cecchi&Cecchi rimase chiuso un mese e mezzo. Non solo, ancora oggi, pur nella piena operatività, non tutto è tornato esattamente
al pre alluvione. E per Roberta Pecci, ad Pecci Filati e Filati Naturali, ogni allerta arancione è un colpo al cuore. Come per tutti gli imprenditori della zona.
Cos’è cambiato in un anno?
"E’ cambiato che adesso
nella nostra programmazione interna pesa anche il rischio maltempo".
Quali interventi avete fatto per limitare i rischi?
"Abbiamo sistemato i filati
di cashmere, ad esempio,
a cinquanta centimetri da terra e cerchiamo di fare tutta una serie di azioni per evitare
di avere danni col maltempo, anche semplicemente tenere puliti i tombini o le caditoie. Certo, non è semplice adeguare i nostri edifici".
Avete avvertito la vicinanza delle istituzioni?
"Sappiamo che servono risorse importanti che lo Stato deve trovare per i progetti di miglioramento del territorio, ma non ci siamo siamo sentiti abbandonati, sia umanamente, dai clienti, che dalle istituzioni. Per le aziende meno strutturate però è stata dura, soprattutto è stato difficile avere a che fare con la burocrazia".
Come si sente adesso quando c’è un’allerta arancione?
"L’apprensione c’è, inutile negarlo".
L.B.