BARBARA BERTI
Cronaca

Da Vicchio al Lido di Venezia. Premiata la regista Marta Innocenti: "Il cinema per cambiare il mondo"

I sogni della trentenne: "Non cerco la fama quanto la possibilità di lanciare messaggi sociali". In produzione il primo lungometraggio di finzione. Ma non lascia l’impegno al suo ’Giotto’.

Da Vicchio al Lido di Venezia. Premiata la regista Marta Innocenti: "Il cinema per cambiare il mondo"

L’attore Andrea Del Torchio insieme alla regista Marta Innocenti

"Il cinema? Per me è uno strumento per lanciare messaggi sociali". Parola di Marta Innocenti, la giovane regista di Vicchio, fresca vincitrice con ’Things That My Best Friend Lost’ del premio ’Migliore cortometraggio’ alla Settimana internazionale della Critica (Sic), sezione autonoma promossa dal Sindacato nazionale critici cinematografici italiani all’interno dell’81esima Mostra internazionale d’arte cinematografica della Biennale di Venezia. Il film, che vede come protagonista il vicchiese Andrea Del Torchio, ha vinto "per la capacità di creare empatia attraverso il suono, in un racconto di un rave narrato da chi è assente ma conosce perfettamente l’evento".

Marta, di cosa tratta ’Things That My Best Friend Lost’?

"È un corto con più livelli di narrazione. Parla del rapporto tra me e il mio migliore amico, Andrea Del Torchio, con cui siamo veramente amici da una vita, in una notte dove lui mi manda una serie di messaggi vocali a cui non rispondo. Questi messaggi passano attraverso le immagini di una festa notturna, un rave. Al tempo stesso il docu racconta la necessità e le difficoltà di creare momenti per stare insieme. La domanda di fondo, su cui ruota il mio lavoro è semplice: nella nostra epoca riusciamo davvero a connetterci o siamo soli anche quando siamo insieme?".

Come è nato questo progetto?

"È stato un percorso abbastanza lungo. Insieme ad Andrea, diversi anni fa, abbiamo girato alcune immagini per avere un ricordo tutto nostro. Poi, dopo la pandemia in particolare, riflettendo sulla solitudine e fragilità dei giovani, ma non solo, ho pensato che quelle immagini fossero perfette. Così è nata questa riflessione esistenziale che è stata proiettata in anteprima mondiale a Venezia e che ora passerà in vari festival. In concorso c’erano sette corti, non avrei mai pensato di vincere".

Appena trent’anni, ma già con un premio importante: dove vuole arrivare?

"Non cerco la fama o la popolarità. Mi diverto a fare film insieme agli amici, per me è importante la condivisione e ritengo il cinema uno strumento per comunicare, la libertà di espressione è fondamentale per l’essere umano. Poi il cinema ha una potenza incredibile, il cinema può cambiare il mondo".

Come è arrivata dietro la macchina da presa?

"Sono cresciuta in un piccolo paese, Vicchio, dove non ci sono grandi opportunità. E da piccola noleggiavo tantissimi Dvd alla biblioteca locale, mia mamma è una grande cinefila. Così guardavo film d’autore e anche documentari. Dopo una breve parentesi a Scienze politiche ho trovato la mia strada al Dams di Bologna quando ho iniziato a prendere in mano la telecamera e ho iniziato a fare le prime riprese. Lì ho capito che volevo raccontare storie attraverso le immagini".

I suoi registi di riferimento?

"Indubbiamente la triade Rossellini, Antonioni e Scola. Amo tanto il realismo magico di Alice Rohrwacher e negli ultimi tempi ho riscoperto la comicità della commedia toscana, quella comicità tragica che mi sta aiutando anche a scrivere il mio primo lungometraggio di finzione".

Qual’è il suo legame con Vicchio?

"Adesso vivo a Milano ma non ho mai lasciato il mio paese dove torno appena posso. Dal 2021, con due amici, Alessandro Cacciola e Yuri Salihi, abbiamo riaperto il cinema all’interno del Teatro Giotto".