Firenze, 3 novembre 2024 - L’Adorazione dei Magi, una delle più affascinanti e celebri opere di Sandro Botticelli (Firenze, 1445 - 1510), pittore simbolo del Rinascimento italiano, è il Capolavoro per Milano 2024, arrivato dalle Gallerie degli Uffizi di Firenze e in esposizione al Museo Diocesano Carlo Maria Martini di Milano fino al 2 febbraio. L'iniziativa, giunta alla sua sedicesima edizione, porta ogni anno un nuovo capolavoro al Museo, per un’esposizione che nel 2024 è curata da Daniela Parenti, curatrice della Pittura del Quattrocento delle Gallerie degli Uffizi, e da Nadia Righi, direttrice del Museo Diocesano. “Siamo grati alle Gallerie degli Uffizi e al direttore Simone Verde per aver lavorato con noi a questo progetto, ormai giunto alla sua sedicesima edizione, fortemente identitario per il Museo Diocesano – ha detto Nadia Righi, direttrice del Museo Diocesano e curatrice della mostra -. Il tema dei Magi riproposto da Botticelli con grande raffinatezza ci è particolarmente caro: il museo fa parte del Complesso di Sant’Eustorgio, nella cui basilica sono conservate le reliquie dei Santi Re Magi, da sempre oggetto di devozione da parte dei milanesi”. “Le Gallerie degli Uffizi non possono che tendere la mano alle collaborazioni culturali di pregio – ha detto Simone Verde, direttore delle Gallerie degli Uffizi - e l'esposizione dell'Adorazione dei Magi di Botticelli nello speciale, multidisciplinare allestimento del Museo Diocesano di Milano, il cui percorso approfondisce dettagli, storia e storie nascoste all'interno dell'opera, è una operazione scientificamente validissima da inquadrare senz'altro in questo contesto". Così Daniela Parenti, curatrice della Pittura del Quattrocento delle Gallerie degli Uffizi e curatrice della mostra: "L'Adorazione dei Magi di Botticelli, dipinta per l'altare di Gasparre da Lama situato nella chiesa di Santa Maria Novella a Firenze, è un'opera capace di narrare molte storie, oltre a quella dell'Epifania: testimonia l'estro compositivo e l'abilità ritrattistica di Botticelli, in piena ascesa sulla scena artistica all'epoca dell'esecuzione del dipinto, nella prima metà degli anni Settanta del Quattrocento; tramanda la memoria del suo ambizioso e sfortunato committente, Guasparre da Lama, che per un eccesso di cupidigia fu poi condannato e privato delle ricchezze; celebra la grandezza dei Medici, i veri protagonisti della raffigurazione; infine ci parla di intrighi di corte che determinarono, nella seconda metà del XVI secolo, l'ingresso del dipinto nella collezione del granduca di Toscana Francesco I". La tavola è stata realizzata intorno al 1475 per la cappella dedicata ai Magi della chiesa di Santa Maria Novella, a Firenze, fatta costruire a partire dal 1469 dal ricco e ambizioso uomo d'affari Gasparre da Lama. Quando la caduta in disgrazia del committente porta all'abbandono della cappella, l'Adorazione dei Magi entra quindi nella collezione della famiglia dei Medici, come risulta dagli inventari di fine XVI secolo, e dunque esposta agli Uffizi dal 1796. Il tema - scelto sia per ragioni legate al nome del committente, Gasparre, come il più giovane dei re Magi, sia per rendere omaggio ai Medici, ferventi sostenitori della Compagnia dei Magi con sede a San Marco, a Firenze - viene affrontato dall’artista con grande originalità, in una composizione equilibrata, con la capanna in posizione centrale e le numerose figure disposte in maniera articolata intorno a essa, in grande varietà di pose e atteggiamenti, rappresentate con cromie sgargianti e una precisa resa dei particolari. Al suo interno, su un alto basamento, sotto i raggi della luce divina, è raffigurata la Madonna con il Bambino, mentre alle sue spalle Giuseppe appare in assorta concentrazione. Ai lati, divisa in due schiere, la parata di personaggi che giungono al seguito dei Magi, composta perlopiù dai protagonisti della società fiorentina al tempo dell’ascesa dei Medici. Nel re inginocchiato ai piedi della Vergine è riconoscibile Cosimo il Vecchio, mentre gli altri due Magi hanno le sembianze dei suoi figli, che si guardano fra loro: Piero il Gottoso, con il manto rosso e inginocchiato al centro, e Giovanni, vestito di bianco. Fra gli altri membri della famiglia medicea ritratti, forse, Lorenzo il Magnifico sulla destra, di profilo, con lo sguardo abbassato e i capelli scuri, vestito di nero e rosso; mentre suo fratello minore Giuliano sarebbe riconoscibile nel giovane spavaldo con la spada da cavaliere in primo piano a sinistra. Lo stesso Botticelli si ritrae nel ragazzo biondo sulla destra, posto di tre quarti con il manto giallo oro, che ricerca lo sguardo dello spettatore. La scena ha dunque l'evidente intento di sottolineare la fedeltà politica alla potente famiglia fiorentina da parte del committente, rappresentato nell’uomo canuto con il manto azzurro sulla destra, rivolto verso lo spettatore, ma anche quello di riconoscere il valore divino nell’operato terreno dei Medici. L'opera mette in risalto l'abilità ritrattistica del pittore, evidenziata in modo particolare nella gamma cromatica squillante, dove spiccano i rossi, gli arancioni e gli azzurri, così come nella resa dei particolari, quali i doni preziosi o le raffinate vesti degli astanti, ma anche negli squarci di paesaggio sullo sfondo, con rovine di un complesso edificio antico, pretesto per un esercizio prospettico ma anche allusione alla fine del mondo pagano con la nascita di Cristo. Sul muro diroccato, sulla destra della composizione, si scorge infine un pavone, simbolo di Resurrezione. Questi dettagli simbolici e altri ancora rafforzano la sacralità della scena che è evidenziata dall’aver posto in posizione sopraelevata la Sacra Famiglia. Non è un caso che il fulcro della composizione sia il gesto del re anziano che inginocchiandosi riconosce la divinità del Bambino, offerto da Maria come dono prezioso.
CronacaDagli Uffizi a Milano: l’Adorazione dei Magi di Botticelli in mostra al Museo Diocesano