
La maggior parte dei residenti del Romito e dello Statuto si sente più legata al centro che non alla zona di Novoli
Cosa ne pensa della proposta di spostare il confine lungo la ferrovia, tra il Romito e viale Vittorio Emanuele, per riequilibrare demograficamente i quartieri e continuare quel ‘centro storico oltre le mura’ – similmente a a San Iacopino – chi vive e lavora allo Statuto? "È giusto, siamo vicini al centro e il Q5 è enorme; verrebbe redistribuito in maniera più equa", considera Letizia Barnini.
Inoltre i rioni lungo Mugnone, più piccoli rispetto ai giganti delle Piagge, Novoli e Rifredi, inciderebbero di più sulla bilancia rappresentativa se messi alla pari di quelli del centro storico, evidenzia. "Statuto e Vittoria hanno un’identità simile al centro, diversa dalle Piagge e Novoli, e saremo anche meglio rappresentati", è sulla stessa linea David Sansom della ricevitoria di viale Cadorna, che sposterebbe anche più in là il confine: "in piazza Leopoldo-viale Vittorio Emanuele".
Tra gli abitanti, anche un ‘autorevole’ statutino, l’ex consigliere comunale Jacopo Bianchi, che qui ha vissuto a lungo e sottolinea l’identità di questo rione della Firenze Capitale: "Questo riassetto dei confini non è solo una questione amministrativa, ma un riconoscimento del vissuto reale dei cittadini e della vera natura del territorio. Queste zone non sono più periferia da decenni: sono parte integrante della vita cittadina, e meritano di essere rappresentate in modo coerente, con una gestione più vicina e organica. Portarle nel Quartiere 1 significa rispettare la storia della città e offrire ai residenti una rappresentanza più adeguata, in linea con le esigenze del presente. In un momento in cui Firenze è chiamata a guardare avanti senza dimenticare le sue radici, questa delibera rappresenta un gesto di buonsenso e visione, che valorizza la città reale, quella che abitiamo ogni giorno, fatta di relazioni, identità condivise e memoria urbana".
In diversi pensano che con l’accorpamento all’1 acquisirebbe centralità, innanzitutto come controllo del territorio: "Siamo diventati i margini del Quartiere 5, qui il problema è la sicurezza – spiega Patrizia Susi che ha una merceria da 33 anni in via dello Statuto – Intorno alla stazione di Statuto c’è gentaglia e droga. Forse entrando nell’1 avremo l’attenzione data al centro, con più pattugliamento (il Q1 ha circa 200 agenti di polizia municipale, il quartiere 5 invece 35, ndr)"
Altri invece da premesse simili, giungono alla conclusione opposta: "Stanno sparendo i negozi, colpa della tramvia che ha tolto i parcheggi e ha tagliato la zona in due, c’è meno lavoro, alle 19 è già tutto chiuso; io stessa chiudo il pomeriggio perché ho paura della delinquenza con il buio, e rimane solo lo spaccio", premette Lyla Rashidi che gestisce il bar di via dello Statuto da 32 anni. Dunque, "attaccarlo al Quartiere 1 sarebbe ancora peggio: diventeremmo la periferia del centro, invece che il centro del Quartiere 5".
E c’è anche chi declina la questione come lana caprina: "I problemi reali del quartiere sono altri rispetto ai confini: innanzitutto il parcheggio, poi ci vorrebbe più sicurezza perché dilagano droga e delinquenza, con più forze dell’ordine e vigili urbani", sintetizza Franco Salimbeni dell’erboristeria Centerbe.
Ma cosa ne pensa invece chi sta di là dal fronte, nella periferia opposta del Q5? "Avendo sempre vissuto nella zona di Novoli mi sento appartenere a questi spazi e a questi luoghi – riflette la psicologa Teresa Carmen Gagliardi, che ci vive e lavora –. Sento questo luogo molto mio e penso che avvenga lo stesso con chi da sempre ha vissuto in un certo luogo".
Teresa sottolinea che "i confini tra un quartiere e l’altro sono più simbolici che fisici", tuttavia "le scelte amministrative devono tenere conto del fatto che possono influire sul senso di appartenenza dei residenti. Si tratta di una proposta ragionevole, giusta e coerente, che riconosce l’identità storica, sociale e urbanistica".
Carlo Casini