Dal sacro al sovietico. Sul podio c’è Gatti

Stasera alle 20 in sala Mehta il concerto dedicato al Salmo IX di Petrassi e alla sinfonia di Šostakovic. .

Dal sacro al sovietico. Sul podio c’è Gatti

Dal sacro al sovietico. Sul podio c’è Gatti

Tra una recita e l’altra di una Tosca trionfale, il maestro Daniele Gatti torna sul podio della Sala Mehta alla guida del Coro e dell’Orchestra del Maggio Musicale Fiorentino per portare a compimento il percorso sinfonico corale dedicato al repertorio sacro e profano tra Otto e Novecento con cui ha inaugurato l’86° Festival. L’ultimo dei tre concerti, venerdì 7 giugno alle 20 in Sala Mehta, prosegue l’esplorazione della produzione sacra di Goffredo Petrassi con la partitura più conosciuta e rappresentativa: il Salmo IX, esempio monumentale del cosiddetto Barocco romano degli anni ’30 del secolo scorso. Coro, orchestra d’archi, ottoni, percussioni e due pianoforti si uniscono per riprendere la lezione grandiosa e solenne della scuola polifonica rinascimentale (che rimanda all’esperienza giovanile dell’autore tra le fila dei Pueri cantores della chiesa di San Salvatore in Lauro) mediata dalle innovazioni musicali del suo tempo: in particolare l’influsso di Stravinsky, nei ritmi incisivi, nelle sonorità asciutte, nella frammentazione del discorso musicale in brevi sezioni.

La seconda parte del concerto è invece dedicata ad una pagina fondamentale nella storia della cultura sovietica: la Sinfonia n. 5 op. 47 di Dmitrij Šostakovic. Composta nel 1937 nel pieno del terrore e della censura del regime stalinista, rappresenta la risposta dell’autore alle critiche di formalismo filoborghese mosse sulla Pravda alla sua Lady Macbeth del distretto di Mcensk.

Ufficialmente "una risposta positiva e stimolante da parte di un artista sovietico a delle giuste critiche"; in realtà, come rivelò molti anni dopo il musicista al musicologo Solomon Volkov "Il giubilo è forzato, è frutto di costrizione come nel Boris Godunov. È come se qualcuno ti picchiasse con un bastone e intanto ti ripetesse: ‘il tuo dovere è giubilare’, e tu ti rialzi con le ossa rotte, tremando, e riprendi a marciare bofonchiando: ‘il nostro dovere è di giubilare’". Dunque, mentre il musicista temeva per la sua stessa vita, si sentiva al contempo in dovere di lottare con ogni mezzo per tenere viva la speranza.

Ch.C.