
Dal sonno alla morte in un attimo Il fumo uccide Luca e Francesca All’alba lo strazio della famiglia
Dal sonno alla morte in pochi minuti letali. Poco prima delle 4 il fumo denso, acre, tossico delle sostanze nocive sprigionatesi dall’incendio di un divano per il cortocircuito d’una termocoperta elettrica appoggiata sopra, ha raggiunto e asfissiato Luca Faggi, 25 anni e la zia Francesca Faggi, 51. Dormivano nelle loro camere al piano superiore di un terratetto di via Sassaiola 2, traversa di viale Gramsci, a Sesto Fiorentino.
Quando i pompieri avvisati da una vicina di casa che ha sentito disperate grida di aiuto, sono entrati nella palazzina di proprietà dei Faggi, il terratetto era già ridotto a un antro nero, buio, gravido di morte: niente da fare per il giovane e la zia disabile costretta sulla sedia a rotelle. Ma c’era una superstite: Cristina Facchini, 83 anni, vedova Faggi, madre di Francesca e nonna di Luca. L’hanno trovata a terra. Deve la vita all’essersi accorta che la coperta aveva preso fuoco. E’ riuscita a urlare, si è premuta una scarpa o una pantofola sulla bocca che ha fatto da filtro. Ha respirato meno gas tossici. Ricoverata a terapia intensiva di Careggi, la prognosi è riservata.
L’atroce ’rituale’ del riconoscimento dei corpi è toccato al babbo di Luca e attuale capostipite della famiglia Filippo Faggi, 58 anni. ll terratetto era ottimamente tenuto. Ognuno aveva una stanza per dormire. Luca si era trasferito lì da sei mesi per accudire la nonna amatissima e la zia disabile alla quale era non meno legato. E’ morto per la sua abnegazione. Il suo gran cuore. Il suo altruismo.
Vigili del fuoco e carabinieri hanno abbozzata una prima ipotesi. Luca e Francesca sono morti per il grande fumo. Sarà l’autopsia a stabilirlo con certezza. Sarebbe stato un corto circuito alla temocoperta a causare l’incendio dell’arredo nel soggiorno, al piano basso. I vapori tossici sono risaliti, silenti e letali, al piano superiore, saturando presto l’ambiente. Luca e Francesca sono morti nel sonno. Sul divano di solito ci stava nonna Cristina. Così avrebbero riferito i familiari ai carabinieri.
Grande famiglia i Faggi. Artigiani: la Vetreria omonima nell’edificio adiacente al 2, teatro della tragedia, è azienda storica. Esiste da decenni. La guidò il bisnonno Corrado, poi Franco, deceduto da un paio di anni, prima di Filippo, marito di Cristina e padre di Francesca. "Facevano volontariato , raccolta alimentare. Dicevano ’questo è per i poveri’ racconta don Lazzaro. Pure questa chiesa: in buona parte è opera loro. Il venerdì eravamo insieme per la preghiera. Francesca prendeva la comunione, diceva ‘il babbo Franco non c’è più, ma lo vedo sempre..."
g.sp.