REDAZIONE FIRENZE

Dalla lotta al Mma. E altri guai con la giustizia

GIRONA

Il passato di Bissoultanov, la società dove faceva lotta greco romana a Strasburgo e il suo “salto“ nella Mma, arte marziale più violenta. Ma anche qualche precedente guaio con la giustizia: un’aggressione a una prostituta (che sarebbe scaturita in un procedimento poi archiviato) ma che risulta dagli atti inviati dalla gendarmerie francese.

Si sono concentrate anche su questo, le testimonianze di ieri. L’udienza, iniziata intorno alle dieci, è partita con l’audizione, in collegamento via streaming, con il terzo ceceno, Kabibul Kabatov, che era in vacanza nell’agosto del 2017 con Bissoultanov e Magomadov a Lloret de Mar. Molti "non ricordo" e un atteggiamento abbastanza reticente riguardo alle domande del pm Victor Pillado. Kabatov, sollecitato dalla difesa dei ceceni, ha risposto che dal St Trop se ne andarono "camminando normalmente, non scappando", e non fa cenno alla discussione che sarebbe sorta con i security del locale. Erano diretti alla macchina e con quella raggiunsero la spiaggia, dove poi i mossos d’esquadra li fermeranno. Magomadov e Kabatov verranno poi rilasciati, Bissoultanov resterà in carcere con l’accusa di omicidio volontario. L’altro testimone in videocollegamento è Jean Luc Beck, il presidente della società di lotta grecoromana di Schiltigen, vicino Strasburgo, frequentata dal ceceno. L’accusa ha insistito nel chiedere se l’allontanamento dal club fosse dipeso dal quel problema con la polizia, ma Beck è rimasto vago. Ha descritto Bissoultanov come un "buon lottatore, ma non straordinario" e ha detto di non sapere della sua pratica di altre discipline come il full contact e la Mma, mixed martial arts.

Aspetti che nel processo hanno la loro valenza. A sostegno della tesi dell’omicidio volontario (che implicherebbe 24 anni di carcere, se le richieste del pm verranno confermate in requisitoria), la consapevolezza della propria forza e della propria tecnica nel colpire da parte di Bissoultanov. Preparazione - non sfuggita anche ai buttafuori del St Trop - che riguarda anche la “spalla“ Magomadov, che secondo gli avvocati della famiglia Ciatti merita anch’egli quindici anni di carcere per il suo ruolo di “guardaspalle“ del picchiatore che sferrò il calcio alla testa di Niccolò.

Anche sulla potenza del calcio mortale, ieri si sono soffermati i difensori dei ceceni, che hanno chiesto ai poliziotti se hanno accertato quali calzature indossasse Bissoultanov quella sera. "Che ci vogliono dire, che è colpa della scarpa?", ha commentato amaro Luigi Ciatti alla fine dell’udienza.

ste.bro.