EMANUELE BALDI
Cronaca

Dall’Arno ai monti. Un Tour di emozioni. Carosello di colori con Bartali nel cuore

In migliaia tra fiorentini e turisti assiepati sui marciapiedi gremiti. Poi la festa si sposta nelle campagne e nei paesi fino all’Appennino.

Dall’Arno ai monti. Un Tour di emozioni. Carosello di colori con Bartali nel cuore

Dall’Arno ai monti. Un Tour di emozioni. Carosello di colori con Bartali nel cuore

Con tutto il giallo che c’è nell’armadio indosso (comprese ’pezzole’ canarino allacciate in testa ai bambini dagli occhi sgranati di meraviglia) Firenze infilza il muro di burro bollente di un’estate che tutta insieme s’è desta, alza gli smarphone nell’aria e si gode con il respiro fermo in gola una manciata di secondi che entrano, a colpi di pedale, nella storia.

Un passaggio lampo in ogni strada della città – dall’ombra della Torre di Arnofo (dove spunta pure una Monna Lisa in maglia gialla) al rione di Gavinana straripante di gioia fino al pian di Ripoli per lo start ufficiale del Tour al Viola Park – quello dei 176 atleti, divisi in 22 squadre, che hanno pedalato compatti dietro alle auto degli sponsor e alle motociclette ’apri-pista’.

"Eccoli, eccoli..." si alza l’onda di voci in via Coluccio Salutati quando la truppa ridiscende dal piazzale e imbocca via Marsuppini per far rotta verso Bagno a Ripoli. Uno scroscio di applausi e di bandiere, con appendice polemica tutta ’fiorentina’. "O che son già passati? Belle finito tutto?" dice un ragazzo. "Come i fochi. Gli erano meglio l’anno scorso" scherza di rimando un altro.

Risate. Firenze d’altronde è così: dissacrante, Amici Miei docet, anche nelle tragedie figuriamoci nelle grandi feste di sport.

Un fiume di persone al Fan Park allestito in Santa Croce, in tantissimi fin dall’alba anche alle Cascine, primo raduno degli atleti prima del via istituzionale, dato dalla neosindaca Sara Funaro (in completo nero e camicetta di seta necessariamente gialla) in piazza della Signoria, e che ha anticipato lo start ufficiale in un pian di Ripoli incendiato di caldo, proprio davanti al Viola Park. Davanti alla Loggia dei Lanzi, la cerimonia istituzionale con tanto di suono delle chiarine. Quindi sulle note dell’inno francese prima e di quello italiano poi il taglio del nastro di una delle manifestazione più celebri del mondo, per i francesi (a proposito, erano tantissimi ieri sui lungarni) più di un Mondiale di calcio.

Tra l’ex sindaco Dario Nardella, presidente del Comitato istituzionale del Grand Départ, il principe Alberto di Monaco, il direttore del Tour Christian Prudhomme c’è il governatore Eugenio Giani che gongola: "Firenze e la Toscana sono al centro della più grande manifestazione ciclistica e il ciclismo ha con la nostra regione un legame storico e indissolubile, cementato dalla memoria delle gesta di toscani che hanno fatto grande questo sport, primo tra tutti Gino Bartali, ma anche Gastone Nencini, Alfredo Martini, Paolo Bettini, Franco Ballerini, senza dimenticare l’attuale campione italiano Alberto Bettiol".

Che grande festa è stata quella di ieri per Firenze. Enorme. E non solo per la città. L’entusiasmo lungo i marciapiedi e le piazze di Pontassieve, della Rufina, di Contea, di Dicomano, di San Godenzo ha riaperto un cassetto di memoria cucito sotto la pelle. Delle feste di una volta, quando non c’era nulla eppure c’era tutto, e una corsa in bici scaldava i cuori di intere comunità.

C’era Ginettaccio Bartali ieri al Tour franco/fiorentino. E non solo nel lungo striscione appeso sulla facciata di un palazzone del viale Europa con scritto 1938 e 1948, gli anni dei trionfi a Parigi dell’eroe di Ponte a Ema. C’era nei palpiti dei fiorentini, dei pochi che ancora ricordano le sue gesta, dei tantissimi a cui le hanno raccontate come tante Ave Marie laiche i babbi e i nonni. Sudore, polvere, dignità, coraggio, volontà. Questo era Bartali, questa è l’essenza stessa del ciclismo.

E la capiscono, o meglio la percepiscono, anche quelli che del mondo a pedali e delle sue regole conoscono il giusto e l’onesto. Perché non sono le lancette di un cronometro l’essenza della gara. Ma quello che dal cuore ti spinge a migliorare i loro tempi.