
La polizia stringe il cerchio sull’aggressione di mercoledì notte: una vendetta nell’ambito di un conflitto fra bande che va avanti da almeno cinque mesi.
di Stefano Brogioni
FIRENZE
C’è una guerra neanche troppo sotterranea, tra le bande dei quartieri della città.
C’è una Firenze delle gang, dove centro, periferia e hinterland diventano terreno di scontro e territorio da rivendicare.
Dura da diversi mesi, anche se non tutti se ne possono accorgere. Oppure ce ne rendiamo conto soltanto quando la contesa fa un salto di qualità, come è successo l’altra notte in piazza dell’Isolotto, il quartiere che oggi, nonostante la sua storia passata, è una zona residenziale come tante altre.
Pugni, coltelli e spari. Storie e nomi che si ripetono, che s’intrecciano con altri fattacci contigui, com’è stato ad esempio l’omicidio del giovanissimo Maati Moubakir a Campi Bisenzio il 29 dicembre scorso.
E’ una guerra che non ha un obbiettivo preciso, quella che si sta consumando ad esempio tra l’Isolotto e le Piagge. Se non quello di fare male.
Attorno a questi gruppi - su cui la polizia sta stringendo il cerchio in queste ore, nell’ambito di un’inchiesta per tentato omicidio, lesioni, porto abusivo d’arma da fuoco - ruotano una quarantina di persone, italiani o nordafricani o figli di immigrati, la cosiddetta seconda generazione. Che per capacità criminale pare peggiore della prima.
Gasati dai cattivi modelli dei social, condizionati dalla musica o dai rapper, ingolositi dal guadagno facile e attratti dal “potere“, inteso come l’essere riconosciuti leader. Temuti per carisma e violenza. Tutto questo, oggi, sta dentro la definizione di "maranza".
Da Milano a Firenze, l’Italia è unita. Agguati e pestaggi sono la lingua universale di questo mondo. Violenza fatta di atteggiamenti, ma anche di coltelli e perfino pistole.
C’erano le armi, l’altra notte all’Isolotto, dove sono stati brutalmente aggrediti due 24enni del quartiere. Ma c’erano le armi, e il richiamo non è casuale, anche una sera di dicembre alle Piagge. Già, perché se non il punto di partenza, quell’episodio di cinque mesi fa è almeno una tappa di un certo rilievo del conflitto in corso. Fu una maxi rissa fra trenta, quaranta persone in un parco. Partì un colpo, che prese un ventenne a una gamba. Sentito in questura minimizzò. Anzi, cercò addirittura di spostare l’accaduto altrove. Lontano dalla Piagge, lontano dal suo e dall’altro gruppo.
D’altronde, chi parla è un infame. Sono nemici tra loro ma amici, quando di fronte si trovano chi vuole esercitare la legge.
Forse, parafrasando i linguaggi delle serie tv, gli uni vogliono eliminare gli altri per prendersi tutta Firenze.
Trovano terreno fertile anche in certe defaillance della giustizia, ad esempio le condizioni della procura minorile recentemente denunciate dal capo dell’ufficio, Roberta Pieri. Anche se, in queste gang, ci sono i baby ma non solo.
Dunque, in queste ore la squadra mobile della questura sta pasando al vaglio tutti gli episodi degli ultimi mesi.
Tra il colpo di pistola alle Piagge di dicembre, e i sei spari della notte tra mercoledì e giovedì, ci sarebbero stati altri episodi sempre da inserire in questo contesto. Una “vendetta“ verso uno di quelli presenti alla maxi rissa, sequestrato e portato all’Isolotto dove sarebbe stato picchiato e umiliato, e un altro paio di accoltellamenti.
E il livello si sta sempre più alzando, in una escalation che preoccupa anche le istituzioni cittadine.