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Cronaca

Cambiamento climatico, la Toscana si tropicalizza. I dati dell'Arpat

Secondo professor Ferrini dell'Università di Firenze è importante intervenire su una maggior conservazione dell'acqua e sull'abbassamento delle temperature attraverso l'allargamento del verde

Firenze, 21 novembre 2022 - A Firenze il clima si sta progressivamente tropicalizzando: negli ultimi dieci anni le giornate di forte caldo, anche di notte, sono aumentate a scapito delle giornate più fredde e i fenomeni di "estremizzazione" del clima sono radoppiati. È quanto emerso dall'intervento del professor Francesco Ferrini, docente di Arboricoltura generale e coltivazioni arboree presso la Facoltà di Scienze e Tecnologie Agrarie, Alimentari, Ambientali e Forestali (DAGRI) dell’Università degli Studi di Firenze, durante la presentazione dell'annuario dei dati ambientali della Toscana 2022, tenutasi venerdì 11 novembre a palazzo Strozzi Sacrati. 

Davanti a questi dati, Ferrini ha invitato ad una partecipazione attiva che abbia come obiettivo una rigenerazione urbana sostenibile. Due le questioni fondamentali emerse nel corso dell'intevento: il risparmio dell'acqua e l'innalzamento delle temperature.

Per quanto riguarda il primo aspetto, Ferrini ha sottolineato l'importanza di trattare l'acqua come una risorsa da recuperare, stoccare e riutilizzare. L'obiettivo è quello di creare "città-spugna", capaci di assorbire le piogge più intense e di rilasciare, all'occorrenza, l'acqua immagazzinata. Se piove più intensamente è quindi necessario: stoccare l'acqua; rallentare il flusso di acqua nelle condotte, riducendo il deflusso superficiale con i vegetali attraverso l'utilizzo delle foglie; smettere di impermeabilizzare il suolo attraverso la pavimentazione cercando invece di aumentare le superfici porose capaci di assorbire l'acqua.

Un esempio virtuoso, in questo senso, è rappresentato ad esempio dalla città di New York che ha ripensato le proprie strade, non solo per le automobili ma anche per mezzi più sostenibili come le biciclette oltre ad aver perfezionato gli interventi per immagazzinare le acque in eccesso. 

La seconda questione, l'innalzamento delle temperature principale causa dei cambiamenti climatici, comporta la formazione delle isole di calore, zone dove le temperature più elevate si concentrano maggiormente. A Firenze un esempio di questo è rappresentato dal "nuovo quartiere" di Novoli, dove si trova anche l'Università, area in cui presente una grande quantità di edifici e dove il terreno è fortemente impermeabilizzato e nonostante la presenza di un parco, nelle immediate vicinanze, nei periodi caldi diventa invivibile. Una situazione sulla quale si può intervenire aumentando la copertura verde, scegliendo in particolare alberi con foglie ampie e chiome ricche in grado di garantire una buona ombreggiatura come ad esempio il Pioppo nero, considerata la specie arborea più adatta nell'abbassamento delle temperature. Non solo alberi, ma anche un sottobsco caratterizzato da un forte biodiversità.

Una problematica che alla Regione Toscana non sembra essere sfuggita. A Prato e Firenze, infatti, amministrazioni locali e università, stanno realizzando un progetto per identificare le aree più calde nel contesto urbano. Il centro storico fiorentino, ad esempio, è risultato una grande isola di calore, anche per via dell’impermeabilizzazione del suolo realizzata nel tempo e rispetto alla quale, oggi, è più difficile intervenire. In altre aree della città, come la zona di Novoli, invece, è possibile mitigare del calore, cambiando la pavimentazione stradale e piantando più alberi. A Prato, lo studio è in uno stadio più avanzato e la proposta presentata si basa sulla regola del 3, 30, 300. Nelle progettazioni future bisognerà rispettare questo principio: vedere almeno 3 alberi dalla finestra della propria abitazione, vivere in un’area in cui la copertura arborea sia almeno del 30% e avere uno spazio verde di una certa dimensione a 300 metri da dove si vive.