Firenze, 29 novembre 2022- Il David di Michelangelo, custodito nella Tribuna della Galleria dell'Accademia di Firenze, ha bisogno di una cura certosina e costante per resistere al passaggio del tempo in tutto il suo splendore. A prendersene cura è la 38enne Eleonora Pucci, che da 4 anni è funzionaria restauratrice della Galleria dell'Accademia di Firenze.
Lei una volta ogni due mesi sale su un ponteggio e si occupa in prima persona della manutenzione e della conservazione del capolavoro michelangiolesco, visitato ogni anno da 1 milione e 700mila visitatori. I suoi strumenti di lavoro sono pennelli e appositi aspiratori. Al tempo di Michelangelo la scultura del David era ritenuta un’opera impossibile, dal momento che quell’enorme blocco di marmo presentava numerose fenditure. E infatti per molto tempo rimase abbandonato presso il cortile dell’Opera del Duomo di Firenze, che il 16 agosto del 1501 commissionò al Buonarroti un’impresa senza precedenti nell’arte rinascimentale, tra l’altro già tentata due volte ma senza successo: da Agostino di Duccio nel 1464 e poi da Antonio Rossellino nel 1476. Si trattava di realizzare una statua di proporzioni grandiose del re David, da collocare su un contrafforte di Santa Maria del Fiore, a circa 80 metri di altezza.
Michelangelo riuscì nell’impresa impossibile, ma la fragilità del materiale della sua scultura resta ancora oggi, e infatti presenta molte fenditure e fori che la rendono vulnerabile dagli agenti esterni. Ed è su questo che interviene Eleonora Pucci, che percorre centimetro dopo centimetro la superficie della scultura assicurandosi che nei taroli non si insinuino pulviscoli e altre impurità. Il suo lavoro delicato e certosino inizia con un primo piano fotografico che serve a fotografare l’usura eventuale dell’opera e per verificare, in dimensioni microscopiche, quanta polvere e detriti si sono depositati dall'ultima volta che il David è stata oggetto dell’operazione di pulizia. Il risultato di questa ricognizione dipende e varia in basi a vari fattori, dalla stagione ad esempio o dal numero di visitatori.
Eleonora si occupa ogni due mesi della pulizia del David. Con i pennelli solleva la polvere che aspira con l’apposito strumento. “Io tengo più alla cura di quest’opera – ha raccontato Pucci - che alla cura di me stessa, perché il David è più delicato di un uomo in carne e ossa”. L’emozione di trovarsi così vicino all’opera? “Non so se riesco a spiegare cosa ho provato quando sono salita per la prima volta sul ponteggio mobile che mi ha permesso di trovarmi a tu per tu con lui in un museo chiuso che era nel silenzio più totale. Un'emozione che provo tutte le volte in cui mi occupo di lui e che mi ricorda perché ho scelto, nonostante i molti sacrifici che comporta, di fare questo lavoro". Ammirare il David così da vicino per un’esperta è un’occasione unica: “Si può vedere la tecnica di Michelangelo, i segni del suo scalpello. Entri nel suo processo mentale. Ti dà un'idea di come si è avvicinato al marmo per far uscire le figure che credeva fossero intrappolate all'interno della pietra”. “Poter contribuire, anche in piccola parte, alla conservazione della bellezza di David rende il mio lavoro il più bello del mondo”, ha detto Pucci. "C'è qualcosa di più grande che trasmettere la bellezza?" Oltre al David, Eleonora Pucci si occupa anche delle altre opere della collezione dell'Accademia.