Firenze, 21 maggio 2022 - Se il tribunale di Firenze ha vietato l’uso sconsiderato e selvaggio del David, il gran bazar del centro storico continua a farcele vedere di tutti i colori: dai grembiuli di Pinocchio agli ombrelli a cupola del Brunelleschi ma anche Alighieri fosforescenti e via ’abbrutendo’ fino ai grembiuli e le mutande con i genitali del David in bella vista reperiti nelle fabbriche disseminate nella piana a poche decine di centesimi e venduti a 5 euro.
Ma via tutte le immagini del David di Michelangelo dal sito del laboratorio di scultura: è chiara l’ordinanza del tribunale di Firenze che impone agli Studi d’arte Cave Michelangelo di Carrara di cancellare dalle proprie pagine tutte le foto che ritraggono il capolavoro del Buonarroti perché "sviliscono l’immagine del bene culturale".
In futuro però la stessa sorte potrebbe toccare anche a "tutti gli strumenti utilizzati per produrre e commercializzare l’immagine del David" con il rischio di andare a creare un precedente per artigiani e scalpellini che hanno fatto della riproduzione dei capolavori dell’arte la propria professione. La decisione stride dunque con le immagini di paccottiglia che torna, dopo l’emergenza sanitaria, su alcuni banchi dei mercati storici. "Non si possono scimmiottare così i nostri capolavori. Banalizzare così le nostre opere d’arte è un oltraggio alla nostra storia e alla nostra tradizione" dice Aldo Cursano, presidente Confcommercio Firenze e portavoce delle botteghe di San Lorenzo.
Lui abita nel rione dagli anni ‘90 quando tutto era diverso. "Il core business era incentrato proprio sulla fiorentinità – racconta -. Le nostre strade erano vivaci, popolate, frequentate da giovani a caccia di novità". Più di una decina d’anni fa l’allora sindaco Matteo Renzi bacchettava a buon diritto quelli che vendevano gelati che parevano gonfiati a elio e pizze gommose. E lo stesso sindaco Nardella più volte ha rincarato la dose: "Basta paccottiglia". Oggi però, anche se in misura diversa e ridotta, tra i mercati del centro e alcune vetrine continuano a dare spettacolo souvenir di cattivo gusto che scimmiottano la storia della città. "Cinque euro, il grembiule o gli slip" è l’offerta di un venditore straniero mentre mostra gli articoli all’interno dei quali non è indicata la composizione del materiale, né l’azienda produttrice con solo un: "Made in Cina". Un business che, ci raccontano alcuni ambulanti, parte proprio dalla Cina, arriva nei capannoni della periferia nord della città per poi finire tra i banchi. "Da 25 anni continuo a vendere cappelli di paglia, anche se è meno redditizio – sottolinea Roberto Calamai, portavoce dei Sopravvissuti del San Lorenzo – Quei grembiuli sono davvero di cattivo gusto".