A rischio ci sono gli oltre 3,5 miliardi di euro derivanti dall’export dell’agroalimentare italiano verso gli Stati Uniti, una bella fetta dei 52 miliardi di euro di esportazioni raggiunte nel 2023. Il pericolo rappresentato dai dazi che il presidente Usa Donald Trump ha minacciato di reintrodurre dopo la sospensione attuata da Joe Biden. Gli Usa sono il primo mercato per il vino e valgono quasi il 30% dell’export. Però "al momento non pare che siano introdotto. Tutto può essere ma andrebbero a colpire solo i produttori esteri e il portafoglio degli americani. Quindi a meno che non ci siano ritorsioni politiche nei confronti del nostro Paese, al momento non ci sono", sottolinea il presidente del Consorzio Vino Chianti, Giovanni Busi.
A parlare di preoccupazioni è stata Confartigianato. "Gli Stati Uniti rappresentano il secondo mercato, dopo la Germania, per il maggior valore del nostro export - 66,4 miliardi, pari al 10,7% del totale – e hanno visto un boom delle nostre vendite (+58,6%, pari a 24,9 miliardi) tra il 2018-2023. Nel 2024 - evidenzia il rapporto di Confartigianato - il made in Italy ha conquistato il mercato statunitense soprattutto con i prodotti farmaceutici (+19,5%), alimentari, bevande e tabacco (+18%), apparecchi elettrici (+12,1%), macchinari (+3,7%), gomma, plastiche, ceramica e vetro (+3,2%) e legno, stampa e carta (+2,4%)". L’artigianato è un settore che ha solide radici e una tradizione importante anche in Chianti.
E a risentire delle possibili ripercussioni sulle imprese italiane delle scelte protezionistiche da parte della nuova amministrazione Usa, commenta Confartigianato, "sarebbero, in particolare, i settori con la maggiore presenza di micro e piccole imprese nella moda, mobili, legno, metalli, gioielleria e occhialeria. Aumenti consistenti dell’export si sono registrati per i prodotti alimentari (+24,1%), del legno (+6,4%), dei mobili (+4,2%) e dell’abbigliamento (+3,5%)".