Firenze, 22 settembre 2018 - Quanti morti dimenticati al cimitero. Abbandonati. Non lasciati senza fiori, ma senza una tomba. Sembra incredibile ma un fiorentino su dieci finisce nell’ossario comune di Trespiano. Esistenze dimenticate per sempre nella cenere. «Breve è la vita, lunga è l’arte», scrive Ugo Foscolo A se stesso nel 1835.
In effetti, nei secoli, il tentativo di vincere la paura atavica della morte, riuscendo a sopravvivere nella memoria di chi resta, è stata la dannazione e la grande impresa dell’uomo. Che ha compiuto azioni memorabili e lasciato ai posteri opere per sempre. Per Foscolo spettava alla poesia il compito di rendere immortali gli uomini.
Ma anche i sepolcri. Le tombe, per chi sopravvive, dovrebbero essere importanti. Consentono di mantenere i legami affettivi e spingono gli uomini a emulare le virtù dei grandi del passato, conservando la memoria di ciò che è stato, dando all’umanità l’illusione di sopravvivere alla morte. O, almeno, dovrebbe essere così. Eppure se in questo nostro mondo difficile si è capaci di dimenticarsi del destino delle persone fragili e di abbandonare nella solitudine di un letto di ospedale chi ci ha dato la vita, cresciuti e amati, senza ricambiare uno spicciolo di gratitudine, non ci si può sorprendere neppure che i fiorentini si scordino che qualcuno al cimitero per continuare a vivere ha bisogno se non di un fiore, almeno di un pensiero.
E’ così che dei circa 3.000 loculi (o colombari), le cui concessioni (decennali, ventennali o trentennali) sono scadute fra il 2010 e il 2015, solamente il 25% siano state rinnovate. La metà dei familiari dei defunti non si è presentata, risultando irreperibile, mentre un altro 25% ha rinunciato al posto al cimitero, per i motivi più diversi, fra cui il disinteresse. Fatti due tristi conti, almeno 1.500 defunti nel quinquennio fra il 2010 e il 2015 sono finiti nell’ossario comune di Trespiano, senza più memoria, senza più un’identità.
«Anche per questo abbiamo informatizzato gli archivi dei cimiteri – spiega Sara Funaro, assessore al Welfare – Dal 2015 è in corso una ricognizione di 5.000 concessioni scadute: 500 loculi sono già stati recuperati perché i familiari risultano irreperibili o rinunciatari». Il nuovo progetto Cimiteri 2.0 va oltre la pubblicazione degli avvisi cimiteriali e l’affissione online nell’albo pretorio delle concessioni in scadenza. «Quando i familiari non rispondono viene fatta una ricerca degli eredi con l’ufficio dell’Anagrafe – spiega Funaro – Viene inviata una raccomandata e si aspetta una risposta». Anche se il numero delle persone dimenticate resta alto, uno su dieci, è decisamente migliore del 50% finito nell’oblio negli anni precedenti.