EMANUELE BALDI
Cronaca

Dehors, bacchettata di Givone: "Sono acquari, meglio i tavolini. Il tram? Bello. Ma lo stadio no"

Il filosofo e docente di estetica: "Strutture senza senso, gli spazi aperti danno respiro alla città". Le riflessioni sul tessuto urbano: "Omologazione e gusto stravolto: Firenze non ha più identità".

Dehors, bacchettata di Givone: "Sono acquari, meglio i tavolini. Il tram? Bello. Ma lo stadio no"

Uno dei dehors del centro storico. Il Comune è al lavoro sui rinnovi dei permessi ma anche. su un nuovo regolamento

"L’altro giorno ero sulla seduta in pietra di Palazzo Strozzi e osservavo un dehor davanti a me. Che dire? Una scatola di vetro con un bordo violaceo. Ma che senso ha? Qui c’è una distorsione del gusto, anzi una perversione". Sergio Givone, filosofo e docente di estetica, scruta la città con l’occhio clinico di chi è avvezzo al bello e all’equilibrio, ne ferma con lo sguardo le frenetiche trasformazioni degli anni globali in cui l’omologazione sembra l’amalgama di un tessuto urbano cacciato dentro la lavatrice dei tempi.

Professore, secondo lei oggi Firenze è brutta?

"È dura dirlo, forse eccessivo anche. Imbruttita di certo sì".

I dehors non le sono mai andati giù.

"Quando ero assessore alla cultura proposi di togliere quella specie di acquari da piazza della Repubblica che già è brutta di suo... Apriti cielo! Mi dissero che erano il motore economico del turismo. Eppure io proprio non li capisco".

Concettualmente?

"Ma certo. Perché dover stare stipati là dentro quando si può star fuori? Guardi quanto ha guadagnato piazza del Duomo da quando sono stati tolti e al loro posto sono arrivati i tavolini all’aperto. C’è più respiro".

Da anni La Nazione denuncia la paccottiglia esibita fuori dai negozi. Grembiulini con le grazie del David in mostra, ombrelli a forma di cupola del Duomo... Ora la sindaca Funaro vuol intraprendere una crociata contro il brutto.

"Beh, meglio tardi che mai. Di certa merce in mostra io penso tutto il male possibile ma in fondo non è altro che il rovescio della medaglia di una città che sta diventando quasi astratta".

Che intende dire?

"Guardi via Tornabuoni. Una sfilza di negozi di lusso che sono bellissimi ma sradicati dalla città. Così tutti in fila si possono trovare anche a Tokio o a New York. E vendono le stesse cose".

Nei giorni scorsi abbiamo confrontato alcuni modi di dire fiorentini dei ragazzi degli anni’60 con quelli di oggi? Anche lo slang è scomparso.

"È un fenomeno generale, l’omologazione annulla i dialetti e i modi di dire. E questo porta a una perdita di stile".

Anche i fiorentini, un tempo brontoloni, ora sembrano più arrendevoli. E in centro ci vanno anche poco.

"Certo, che ci devono andare a fare? È un centro storico ormai senz’anima, senza identità. La gente resta nei rioni che sono come delle bolle".

Torniam all’estetica. Della ruota panoramica che dice?

"La salvo. Può avere un suo perché, a patto che non venga messa al Piazzale...".

E del restyling del Franchi?

"Non mi convince. Era un’opera d’arte e la stanno di fatto snaturando. Mi sembra si tenda più a nascondere l’opera di Nervi che a valorizzarla. E in più non si capisce ancora se i soldi per finire i cantieri ci sono o meno".

La tramvia continua a far discurere.

"Sbagliato. E’ una delle poche cose belle che sono state fatte. È utile e non impattante come anch’io all’inizio temevo".