Pisa, 10 ottobre 2024 – Si vedono due individui con uno scooter e il casco: armeggiano con un telefonino. E sono in un punto e in un orario (pochi minuti dopo le 21) che potrebbero combaciare con quelli dell’omicidio di Rezart Arshiaj, il 37enne giardiniere e installatore di finestre ucciso con cinque colpi sparati da una pistola calibro 22 da circa un metro di distanza. C’è un video dei killer ripresi dalla videosorveglianza. I due avrebbero agito proprio nella confusione dei preparativi della processione che sarebbe dovuta partire alle 21.15. Corteo mai avviato. Secondo la testimone (una componente della banda), che era sotto il campanile della chiesa, dopo i colpi, almeno uno “magro” sarebbe fuggito a bordo di un motorino. Mezzo ritrovato lunedì in un campo a Ospedaletto, a due km di distanza da via di Oratoio. Era stato rubato a Livorno un mese fa.
Obiettivo delle indagini della squadra mobile della questura, coordinate dal sostituto procuratore Egidio Celano, è identificare i due. Altre verifiche saranno disposte proprio sullo scooter sul quale è stata spruzzata la schiuma di un estintore, per gli investigatori nel tentativo di cancellare qualunque traccia. La polizia scientifica cercherà sul veicolo residui di polvere da sparo, elemento che collocherebbe con certezza il mezzo sulla scena. Inoltre, si tenterà di ricostruire le celle telefoniche, i due sono stati immortalati mentre scrivevano sull’iphone.
E, come detto già nei giorni scorsi, gli agenti si stanno concentrando anche sull’apparecchio telefonico della vittima: contatti e messaggi, e i suoi social. Hanno già cominciato ad ascoltare i testimoni, conoscenti, familiari, i vicini e in particolare le persone che hanno passato con Beni le ultime ore di vita. La chiave potrebbe essere lì. Beni con la moglie e i figli di 12 e 8 anni, di origine albanese, è arrivato in Italia, a Pisa, due anni fa e aveva avviato da tempo l’iter per ottenere il permesso di soggiorno. Ora il percorso sarà accelerato per la vedova Inxhi (Ina). Sono stati seguiti dall’avvocato Andrea Callaioli che sta sostenendo la famiglia anche in questo momento. Vorrebbero riportare il corpo del giovane in Albania “a casa dei genitori”.
Proprio ieri è stata eseguita l’autopsia dal professor Luigi Papi che si è poi preso sessanta giorni per i risultati. Come da routine, oltre all’esame con il tipo di ferite inferte e l’estrazione dei proiettili che saranno analizzati per risalire all’arma, saranno eseguiti gli esami tossicologici. Sono cinque i colpi tra cui uno alla testa, uno all’occhio e un altro alla mano. Forse Rezart ha alzato d’istinto la mano nel tentativo di difendersi. Era appena rientrato nel cortile di casa con il furgone intestato al cugino (perché non aveva ancora il permesso di soggiorno) dopo essere stato in un locale per fare un preventivo per un giardino di una villetta. Potrebbe essere stato seguito dai suoi assassini.
Antonia Casini