"Il valore della pianificazione diminuisce con la complessità dello stato delle cose". E’ da una frase attribuita all’imperatore Augusto, che è nata la gestione contemporanea delle emergenze di protezione civile. E non a caso il metodo ’Augustus’, ossia il modello sul quale si poggia l’intero sistema, ha tra i suoi padri il fiorentino Elvezio Galanti, già vice direttore del Dipartimento Nazionale di Protezione civile.
Il pensiero dell’imperatore era che una calamità, per quanto si possa prevedere in teoria, all’atto pratico non è mai come la si era pensata. Per questo il piano prevede un’articolazione su livelli in base all’intensità dell’evento. La Toscana è sempre stata un modello, sia per la capacità del volontariato organizzato, sia per integrazione tra istituzioni nella gestione della Protezione civile. Il metodo Augustus è stato pubblicato per la prima volta nel 1997, e il banco di prova fu il terremoto in Umbria del settembre dello stesso anno, anche se molte delle linee guida vennero pensate traendo le conclusioni alla fine di un’altra maxi emergenza in territorio toscano, ossia l’alluvione in Versilia del 1996. Ma come funziona il sistema e perché molti cittadini non riescono a comprenderne alcune azioni?
Campi Bisenzio è stata dichiarata emergenza nazionale (evento di tipo C), quindi il coordinamento parte dall’ente locale per arrivare fino ai vertici nazionali. Cosa non si capisce? Che tutti gli interventi: dalle forze dell’ordine, ai volontari di Anpas, Misericordie, Croce Rossa, Racchetta, Vab, fino agli spontanei che si ritrovano nell’atrio del Comune, sono sotto coordinamento delle Istituzioni. L’unità di base del sistema è ovviamente il Comune: il sindaco è a capo del Coc, il centro operativo comunale, dal quale passano tutte le segnalazioni e le richieste. Il centro comunale in questo caso è integrato a livello metropolitano dal Com (centro operativo misto), al suo interno si attivano delle funzioni, sono fino a 14 (vanno dalla sanità ai servizi essenziali, dal censimento dei danni alla logistica per gli evacuati), che prendono in carico le forze disponibili e le utilizzano secondo priorità.
La Regione nel sistema ha un ruolo chiave con la gestione della sala operativa (Soup) permanente. Dalla Soup, aperta h24, sette giorni su sette, in ‘tempo di pace’ partono le allerte meteo e si coordina la risposta agli incendi boschivi. In fase di emergenza viene attivata la colonna mobile regionale, spina dorsale del sistema, composta dalle associazioni di volontariato organizzato. Se i cosiddetti ‘angeli del fango’ rappresentano sicuramente una bella espressione della voglia di partecipare, i volontari toscani - addestrati, capaci di operare in contesti difficili pur con l’empatia che serve in queste situazioni - rappresentano il cuore del sistema che altre regioni ci invidiano. L’ultimo livello è quello nazionale: la Sala Sistema Italia è il centro di controllo nazionale del territorio. Nelle maxi emergenze il dipartimento attiva anche un coordinamento sul campo che si chiama Dicomac (direzione comando e controllo). A Campi non è stato ritenuto necessario: i funzionari nazionali presenti si interfacciano con Roma due volte al giorno dalla sala operativa regionale.