
Denunciò il sistema concorsi "Dico no all’archiviazione dell’inchiesta sul tributario"
FIRENZE
Da simbolo di un’Italia pulita a mancata persona offesa. L’ex ricercatore Philip Laroma Jezzi (oggi avvocato e professore) si è opposto all’archiviazione dell’inchiesta nata dalla sua denuncia sui presunti concorsi truccati nel mondo delle cattedre del diritto tributario.
Un atto, quello del pm, "non accoglibile", secondo il legale di Laroma Jezzi, l’avvocato Mattia Alfano, che ha elencato gli episodi in cui il ricercatore avrebbe rinunciato "alle proprie legittime aspirazioni accademiche" per far spazio ai prescelti, in nome di "illeciti accordi di spartizione del tutto indipendenti della meritevolezza dei candidati".
Laroma Jezzi era una sorta di outsider in quel mondo. Tanto che per le sue origini inglesi veniva invitato a fare “l’italiano“ e adeguarsi. E quando disse no al ritiro della sua candidatura, il “barone“ Russo gli avrebbe detto: "così ti giochi la carriera".
A contendersi quel concorso, secondo la ricostruzione della procura di Firenze, che ha condotto le indagini, erano due studi tributari di Firenze che avrebbero agito per favorire i propri associati.
Oggi, di quel terremoto che nel 2017 sollevò un gran polverone (sette luminari della materia finirono ai domiciliari e tra gli indagati figurava anche l’ex ministro Augusto Fantozzi), facendo diventare Laroma Jezzi un esempio ("L’Italia ha bisogno di gente come te", gli scrivevano), è rimasta una corposa richiesta di archiviazione per 45 indagati che il pm della procura veneta, Stefano Buccini, ha consegnato al gip. A spedire i faldoni in laguna, era stata la Cassazione, individuando lì la competenza per una concatenazione di concorsi che toccava anche Pisa e Firenze. "Non si è raggiunta la prova dell’illecità penale dell’ottica di scambio", sostiene il pm. Affermazione che viene contestata nell’atto di opposizione, iniziando dal concetto di "amplissima dicrezionalità" che caratterizzerebbe l’attività di comparazione di titoli accademici compiuta dai membri delle varie commissioni abilitanti e che, secondo il pm, non sfocerebbero nell’illecito. "Il Ministero della Università e della Ricerca Scientifica, in virtù dei regolamenti attuativi della legge in questione, proprio per evitare che in questa nuova tipologia di procedura potessero residuare spazi di discrezionalità o, addirittura, di arbitrio, ha assegnato ad una propria agenzia, denominata Anvur, il compito di predeterminare per ogni settore dei valori medi delle pubblicazioni (cosiddette mediane, espresse con un numero algebrico) tali da consentire di valutare “matematicamente” il candidato in relazione al posizionamento del suo curriculum rispetto alle mediane stesse. Quanto testé ricordato, consente di comprendere il risentimento dell’odierno opponente allorquando, pur possedendo maggiori titoli e pubblicazioni degli altri candidati, veniva invitato a ritirarsi dalla procedura per l’abilitazione all’insegnamento che, proprio in virtù dei predetti criteri, aveva la certezza di poter ottenere".
ste.bro.