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Deposito Eni a Calenzano: urbanistica e viabilità sotto accusa

Il sindaco Carovani discute l'incompatibilità del deposito Eni con il territorio e le sfide urbanistiche di Calenzano.

Il sindaco di Calenzano, Giuseppe Carovani, in via Erbosa davanti al deposito di carburanti dell’Eni esploso lunedì

Il sindaco di Calenzano, Giuseppe Carovani, in via Erbosa davanti al deposito di carburanti dell’Eni esploso lunedì

Sindaco Giuseppe Carovani, com’è possibile che a pochi metri da un deposito di carburante ci siano case, uffici e aziende?

"Quella intorno al deposito Eni era un’area considerata depressa, così dopo il 1956, quando arrivò il via libera al sito, si sviluppò l’area industriale, favorita dalla legge proprio sulle aree depresse che garantiva agevolazioni fiscali".

Non c’erano limiti di distanza di rispettare?

"No, non c’erano. Anzi, il deposito è stato autorizzato quando esisteva già la ferrovia. Solo con l’ultima normativa del 2015, la Seveso III, sono state introdotte le aree di rispetto per potenziali ricadute dei danni".

Vicino al deposito però ci sono anche case, non solo aziende. Quando sono state costruite?

"In gran parte erano guardianie di attività produttive e in zona esistevano da tempo nuclei rurali".

Ma si vedono anche edifici più moderni.

"Il piano regolatore del Comune di Calenzano, del 1965, già doveva tenere conto di un’area industriale formata e non c’erano incompatibilità con le abitazioni e le attività economiche".

Non era possibile spostare qualcosa in tutti questi anni?

"Ripeto, l’incompatibilità urbanistica non c’era e non c’è nessuna norma che può imporre lo spostamento di abitazioni o attività industriali. C’è stato un periodo di assalto al territorio".

Quale?

"Il primo piano regolatore di Calenzano è appunto del 1965 e fino al 1970 valevano le norme di salvaguardia, in attesa dell’approvazione del ministero. Cadute quelle, per un anno e mezzo c’è stato un nuovo sviluppo sostanzialmente incontrollato fino all’approvazione finale, tanto che nel 1974 servì una variante per prendere atto di quello che era stato fatto".

Dal 1974 ad oggi sono passati 50 anni. Non si poteva intervenire nel frattempo? Anche la viabilità dell’area, piena di cisterne e Tir, appare inadeguata tanto che i marciapiedi sono rovinati.

"In realtà gli interventi sulla viabilità sono stati fatti. Via del Pratignone ad esempio non era a doppio senso, venne ampliata tutta la viabilità con il terzo lotto della Perfetti Ricasoli".

A Prato dove c’erano i vecchi capannoni tessili, a due passi dal centro, una decompressione è stata fatta. Non era possibile agire anche a Calenzano?

"Abbiamo fatto un’operazione simile nella zona dietro il Poggio e ricordo che noi siamo quelli che hanno cancellato la nuova edificazione nell’area del casello prevista dalla precedente amministrazione. Doveva nascere un nuovo insediamento industriale al confine con Prato diviso in sei aree".

Lei ha guidato Calenzano anche dal 1999 al 2009, conosce bene il territorio. Visto quello che è successo in questi giorni si è rimproverato di non aver fatto qualcosa?

"Nel 1994 ho votato contro la nuova edificazione prevista e già nel 1999 ho posto il tema dell’eccesivo carico di servizi su Calenzano, tra autostrada, linea elettrica, deposito e polo estrattivo".

Ma in 25 anni non è cambiato niente.

"C’è sempre stata l’idea che la piana è un luogo da riempire, anche se la sindaca Funaro sembra aperta a discutere. Semmai ricordo che si pensa al nuovo aeroporto".

Cosa c’entra col deposito?

"C’entra perché in un’area sovraccarica si vuole costruire ancora. Non vorrei che fra 50 anni, di fronte ad un possibile incidente, ci si domandasse chi ha previsto un nuovo aeroporto vicino ad esempio alla scuola marescialli. Si piange sempre dopo".

Cosa succederà al deposito Eni?

"Bisogna toglierlo, è incociliabile con il territorio e da sempre incompatibile con la ferrovia. Di fatto non avrebbe mai dovuto essere lì. In 70 anni non è mai successo nulla e pensavamo di essere al sicuro. Invece no".

Quali passaggi bisogna fare?

"Discutiamo subito delle possibili soluzioni".

Eni si è fatta sentire?

"Sì, mi ha chiamato l’ad Claudio Descalzi esprimendo cordoglio e sgomento. Poi l’azienda si è attivata subito per i rimborsi".