Firenze, 14 giugno 2024 – Con tutta probabilità mi trasferirò per studiare a Milano dai primi di settembre, e non mi sembra vero. Tutto troppo di corsa, e neanche posso lamentarmi di non essere stato avvertito. Quante volte ho pensato che in Italia ci fosse bisogno di un modello di scuola secondaria della durata di quattro anni come avviene in altri paesi, “Perché cinque sono troppi” dicevo. E invece, ora che tra pianti e addii è suonata l’ultima campanella in quel maledetto 6 di giugno – dal 7 la nostra scuola è stata sede elettorale – vorrei solo poter riavvolgere di un paio di giri il nastro.
Quindi, come sto affrontando questa maturità? Con nostalgia, tanta, forse troppa, di tutto ciò che questa scuola ha rappresentato per me. Ansia? Il liceo mi ha insegnato, e qui cito le parole di un nostro caro Professore, che “esiste sempre un dopo”, in sostanza mi sento di aver imparato a controllarla e a conviverci in maniera abbastanza efficace; sono fiducioso nelle mie capacità e abbastanza convinto che, se sono arrivato fin qui, aspettando di presentarmi alla prima prova scritta, questo non può essere un caso e dispongo di tutte le carte in regola per affrontarla al meglio.
Forse mi sto cercando di convincere che la scuola non stia veramente finendo per l’ultima volta, forse, anzi sicuramente, anche se tutto mi suggerisce il contrario, una parte di me non ha realizzato, non so quanto ci vorrà. Questi ultimi giorni li ho vissuti mai da solo, ma il più possibile con i miei compagni, uniti, devo dire anche più di quanto mi aspettassi, tutta la classe stretta in un abbraccio collettivo, caloroso, che sa di casa. Qualcuno chiede, “Ma tra tutti questi festeggiamenti, non pensi a studiare per l’esame?”, e la mia risposta sarebbe: “Io penso che la vera maturità sia anche nel dare il giusto peso alle cose, e nel rendersi conto che, in certe occasioni, lo studio può passare in secondo piano”. Non mentirò: abbiamo organizzato feste, cene, e pure un viaggio al mare in questi giorni, pur del tutto consapevoli di tutto lo studio che di nuovo ci aspetta, ma abbiamo vissuto la felicità.
Adesso la scuola però non è ancora finita, dobbiamo, e posso dire, voglio godermi anche lo studio di queste ultime settimane il più profondamente possibile: in questi giorni ho presentato un progetto scolastico che abbiamo portato avanti negli ultimi mesi e che si è esteso ben al di fuori di quelle mura, e questo è solo l’inizio. Ogni volta mi vengono le lacrime agli occhi ripensando a tutto ciò che è stato e che non potrà più essere allo stesso modo, i ricordi scorrono impetuosi, infiniti, ma forse è giusto così. Non ricambierò mai abbastanza per tutte le esperienze, soprattutto per tutte le persone che in questo percorso grazie a questa scuola ho avuto modo di incontrare e, spero, portar via con me.
Eugenio Bianchi, liceo classico Galileo