Diario della maturità, Pietro: “Alterno l’ansia per l’esame alla nostalgia per tutti i nostri ricordi”

Ecco l’ultimo racconto dei nostri maturandi. E domani via agli esami

Pietro E. Marzi

Pietro E. Marzi

Firenze, 18 giugno 2024 – La sera, se riesci, prova a fermarti. Guarda quello che hai intorno e immagina quello che vorresti. La sera, se riesci, siediti e guarda il tramonto. Guardalo finché le nuvole non disegnano i tuoi ricordi e i raggi stanchi del sole non curano le tue ferite. Guardalo e poi fallo ancora. Perditi tra i tuoi pensieri e descrivi a te stesso ogni tuo sogno. Non farti spaventare da nessun desiderio perché se non ti fa paura, vuol dire che non è grande abbastanza. La sera, se il silenzio che ti circonda ti spaventa, canta con me la nostra canzone, stonati come sempre, ma ad ogni nota sbagliata sempre più felici.

Io sono qui, su una sedia e ti aspetto, il tramonto è già cominciato e sicuramente non aspetterà noi due. Sono già seduto e penso a tutto quello che siamo stati. 5 anni insieme non si dimenticano. Ne abbiamo passate tante, belle brutte, divertenti, tristi, ma quello che importa è che alla fine, questo tramonto, lo guarderemo insieme.

Ho tanti pensieri nella testa, alterno l’ansia per l’esame alla nostalgia per tutti i nostri ricordi e la tristezza di non essere più accanto a te domani, alla felicità di esserci stato ieri. Rido se penso agli schiaffi che ci siamo dati e piango se ripenso agli abbracci per aggiustare quello che avevamo rotto. Rido se penso alle chiamate per dirci quanto poco sapevamo per quella interrogazione e piango se penso alla nostra ultima stretta di mano davanti a quel cancello, che per tanto tempo è stato la porta di casa nostra.

Più guardo il tramonto e più mi rendo conto che domani, ovunque saremo, saprò che da qualche parte c’è ancora quella mano pronta a rialzarmi. Sarò sincero con te, come ho sempre provato a essere: ho paura del futuro e delle parole buttate al vento, ho ansia per gli esami e timore di perdere la nostra amicizia per strada, come il cielo si dimentica di smettere di essere rosso anche dopo che il sole è già tramontato.

Mi mancherai e mi mancherà vederci ogni mattina, anche se poi magari stavamo in silenzio per 5 ore senza dirci una parola, ma a noi bastava questo.

Sono orgoglioso di te, di noi, che non abbiamo mai perso un colore per strada e che alla fine abbiamo dipinto un quadro bellissimo: la nostra storia. Piano piano questo sole sta sparendo, non voglio fargli una foto perché voglio ricordarmelo così, però voglio scrivere di ogni sua sfumatura per portarlo per sempre con me.

Piano piano questo sole lo sto perdendo di vista, ma ogni volta che ne guarderò uno penserò a noi. Ora torno sui libri, però domani, se vuoi, possiamo guardare un altro tramonto".

Pietro E. Marzi, VB liceo classico Dante