
Daniela Mori, Claudio Vanni, Barbara Pollero e Donato Berardi (Visintini/New Pressphoto)
Firenze, 12 ottobre 2018 - Addio cara vecchia pasta. Nei piatti dei toscani ce n’è sempre meno. In cambio però si fanno largo etnico e cibi pronti. Questa è solo una delle sorprese di come cambia il carrello della spesa nella nostra regione, fotografata dalla ricerca sul contributo di Unicoop Firenze all’economia toscana, a cura di Ref Ricerche su dati Irpet e Istat, presentata nell’ambito dell’incontro ‘La Toscana e noi’.
Dal 2017 al 2018 è cresciuto il numero di chi mangia la pasta solo una volta a settimana, mentre sono in calo quelli che la consumano quotidianamente. La verdura trova posto in tavola più volte al giorno, a differenza della frutta che invece mostra un calo nel gradimento, con una percentuale di toscani che non mangia neppure un frutto al giorno.
Le abitudini dei toscani sono cambiate negli scorsi dodici mesi anche per quanto riguarda i legumi, che aumentano le frequenze di consumo per attestarsi su oltre tre porzioni a settimana. Il futuro in tavola è pieno di buoni propositi e raccoglie la sfida di mangiare più sano: da qui a cinque anni la dieta dei toscani diventerà sempre più mediterranea, più frutta, verdura e pesce; meno carni rosse e salumi. Il trend è quello del 2017, con alcuni successi, è effettivamente aumentato il consumo di verdura e legumi, e qualche speranza disattesa, con la frutta che resta ferma al palo. Il piatto cambia a seconda dei sessi: tradizionalisti gli uomini, innovatrici le donne.
Per un toscano su tre che resta fermamente ancorato alle produzioni tipiche, agli usi e ai costumi locali in cucina e nelle scelte di acquisto di prodotti alimentari, c’è una toscana su tre che sperimenta. Sono soprattutto le donne a scegliere uno stile vegano vegetariano, senza glutine o lattosio, ‘reduceriano’ (meno carne) o biosalutista. In Toscana per un consumatore su dieci è il prezzo a guidare le scelte in tema alimentare. Convenienza ma non solo, si fa anche più attenzione alla qualità e alla sicurezza alimentare.
Mangiare fuori, ma anche cucinare e sperimentare in cucina sono fra i passatempi preferiti dai toscani. Il cibo diventa sempre più spesso un argomento di conversazione a tutto tondo, e le tematiche relative all’alimentazione occupano buona parte del tempo libero. Nell’ultimo anno i carrelli della spesa si riempiono di più in Toscana che in Italia. In aumento anche l’etnico, che approda nei carrelli dei toscani uniformandoli alla media nazionale. Continua la crescita nel comparto salute, pronto e luxury. Nel borsino dei prodotti più amati entrano d’ufficio, come detto, zuppe pronte e sushi. Nella scelta delle uova conta se sono allevate a terra e la frutta secca diventa un must.
In calo deciso gli acquisiti di uova allevate in batteria, lo zucchero, mentre l’olio italiano sostituisce quello comunitario. Tendenza confermata anche dal Rapporto Coop 2018 che indica un forte incremento dei prodotti che riportano in etichetta l’indicazione 100% italiano e di quelli a certificazione di origine (Doc, Docg, Igp e Dop a seconda della tipologia). Fra i prodotti tipici, continuano a riscuotere grande successo di pubblico le specialità e le produzioni toscane.
Il 72% dei toscani riconosce una notevole coerenza fra le proprie abitudini alimentari e i consigli della piramide alimentare. Fra gli altri dati: in Toscana anche nei consumi alimentari crescono le distanze fra le diverse fasce della popolazione, il 20% più ricco spende ogni anno 4200 euro in più del 20% più povero. La spesa media toscana per famiglie per cibo e bevande è di 6.077 euro, 500 euro in più della regione con la spesa più bassa. I toscani scelgono inoltre l’etnico (+16% negli scorsi due anni) eil pronto (+16% rispetto a due anni fa). I top 5 dei rispettivi carrelli sono avocado, mango, sushi, riso thai e specialità messicane, e per il pronto dominano la scenala pasta al forno, le basi per pizza, le crostate, il pesto e le zuppe pronte. I toscani possono contare su ipermercati e supermercati con i prezzi più bassi d’Italia.
Un vantaggio del 2,7%che diventa un –3,8% dei prezzi dei soligeneri alimentari se si considerano tutti i formati di vendita. Fra le prime dieci province dove fare la spesa costa meno in Italia, sei sono quelle in cui opera Unicoop Firenze, a testimonianza di un ruolo importante della cooperativa nel determinare l’abbassamento dei prezzi. Il sostegno al potere d’acquisto delle famiglie toscane determinato dalla presenza di Unicoop Firenze si può calcolarein 245 milioni di euro ogni anno. La ricerca evidenzia che in un Paese in cui 9 italiani su 10 si dichiarano ambientalisti, la Toscana non fa eccezione. Infatti, anche fra i soci Unicoop Firenze è diventata un’abitudine consolidata l’attenzione all’ambiente: per il 99% degli intervistati l’ambiente ha un impatto sulla qualità della vita e sulla salute e il 100% nell’ultimo anno ha corretto i propri comportamenti perseguire buone pratiche ambientali. Inoltre cresce la richiesta di prodotti con confezioni ricche di informazioni ed a basso impatto ambientale. La Toscana è tra le prime regioni più virtuose d’Italia nell’agganciare la ripresa, facendo riferimento ad indicatori, quali la crescita del PIL e la rilevanza delle esportazioni.
Ma il peso della crisi continua a farsi sentire: gli ultimi anni hanno fatto aumentare le disuguaglianze ed oggi in regione ci sono 288mila persone in condizione di povertà. In questo contesto, Unicoop Firenze contribuisce al Pil della Toscana per l’1%e riesce attraverso la sua politica di prezzi a determinareun risparmio da parte delle famiglie toscane di 245 milioni di euro quando vanno a fare la spesa. La cooperativa conta oltre 8mila dipendenti fra part time e fulltime, ma il suo peso complessivo in Toscana, compreso l’indotto, è di 13mila unità di lavoro, e sale a 38mila in Italia. Fra le regioni crescono i divari, ma la Toscana segue la tendenza del nordest allargato e dà segnali di ripresa, grazie soprattutto alla rilevanza delle esportazioni, comunque minacciate dal rischio delle guerre tariffarie. La nostra regione è tra quelle che meglio reagiscono alla crisi, componendo il nuovo quadrilatero dell’economia nel nostro Paese. Per quanto riguarda l’occupazione, in Toscana il progresso dei servizi compensa le difficoltà dell’industria ed anche i consumi delle famiglie toscane sono orientati alla richiesta di servizi più che di beni, sia durevoli che non durevoli, che sono in flessione nel periodo 2007-2016.
I servizi incidono per il 74% sul Pil dellaToscana. Gli occupati aumentano, ma non si tratta sempre di occupazione di qualità. Aumentano infatti anche i part-time involontari, i contratti a tempo determinato crescono dell’11% dal 2016 al 2017 e i disoccupati e scoraggiati in Toscana sono 266mila. Gli occupati di Unicoop Firenze sono 8.132, di cui 7135 contratti a tempo indeterminato,pari all’88%. Considerando anche l’indotto, Unicoop Firenze genera13mila unità di lavoro in Toscana e 38mila a livello nazionale. Le ricadute sono diffuse su tutto il territorio regionale e il contributo della cooperativa al Pil toscano è di 1 miliardo, equivalente all’1% del Pil. A livello italiano si stima di 2,4 miliardi.