"Diritti, identità e cultura. Così Bruxelles incide sul nostro futuro comune"

Rosa Maria Di Giorgi spiega il suo passaggio da Pd a Italia Viva per mancanza di spazio al riformismo nel primo. Si candida con la lista Stati Uniti d’Europa per una visione più forte e coesa dell'Unione. Promette impegno per formazione, cultura e solidarietà in Europa e per i toscani.

Rosa Maria Di Giorgi, qualche mese fa lei ha deciso di abbandonare il Pd per aderire a Italia Viva. Cosa è accaduto?

"È accaduto che mi sono resa conto che le istanze riformiste non avevano più cittadinanza nel nuovo PD, soprattutto dopo l’elezione di Elly Schlein alla guida del partito. E la riprova è stata nel momento in cui la mia richiesta di primarie per la scelta del candidato sindaco si è scontrata contro il silenzio ostinato dei dirigenti, segno che, come poi si è visto, era già tutto deciso. E che dunque il partito da democratico era diventato appannaggio di cerchie ristrette ed autoreferenziali. A quel punto ho fatto altre scelte nel solco della mia cultura politica".

Lei non è stata la sola a uscire dai dem. Insomma il Partito democratico, secondo lei, incarna ancora quegli ideali e quei principi per cui fu fondato?

"Penso che il riformismo debba trovare una nuova casa al centro degli schieramenti. Il Pd non mi pare che risponda a questo filone di pensiero. Cerco equilibrio, non istanze velleitarie o estremismi poco produttivi che non mi appartengono. L’adesione al referendum sul Jobs Act da parte del PD mi ha davvero colpito. Avevamo votato quella legge, l’avevamo convintamente difesa e adesso? cambia il segretario e cambiano le nostre idee? No. Non ci siamo proprio".

Dopo l’esperienza amministrativa e parlamentare, ora si gioca la carta di Bruxelles con la lista Stati Uniti d’Europa. Perché?

"Mi candido perché credo nella nuova Europa. Il nome della Lista Stati Uniti d’Europa è già la nostra prospettiva. Europa forte e coesa. L’Europa è già una realtà, ma deve crescere e cambiare, tenendo conto dell’evoluzione storica, politica e sociale con cui ci confrontiamo. Va cambiata a partire dall’elezione diretta del presidente della commissione, dall’eliminazione del diritto di veto. È necessaria una difesa comune e un esercito comune per avere un ruolo nel contesto internazionale con cui ci confrontiamo, fatto di grandi potenze che affermano i propri interessi a fronte di un’Europa debole e divisa. L’Europa che vorrei è un motore culturale, di identità e di diritti".

Se eletta, per cosa si batterà in Ue e quale progetti porterà avanti per i toscani e gli italiani?

"In particolare, formazione, istruzione, cultura, solidarietà, un welfare innovativo in grado di rispondere ai nuovi bisogni, soprattutto dei più giovani. E molta mobilità attraverso cui la contaminazione fra culture diventi elemento trainante".

Lei è candidata in una maxi circoscrizione, un po’ dimenticata, che sembra schiacciata dal Sud e dal Nord. Sarà una dura lotta?

"Lo sarà certamente, ma noi, in particolare la nostra Toscana, siamo il cuore d’Italia, il luogo dell’arte, della cultura, del buongoverno. Dobbiamo essere rappresentati in Europa con il nostro patrimonio di civiltà di scienza e di innovazione. Abbiamo molto da dire. E questa sfida mi appassiona".

Antonio Passanese