Andrea
Mucci
La ‘Giornata Internazionale delle persone con disabilità’ che si celebra oggi è stata istituita dall’Onu nel 1981 per richiamare l’attenzione sull’importanza di questo tema a livello mondiale. E’ l’occasione per ricordare che se continueremo col negare tanti diritti, non lasciando a chi è in difficoltà la possibilità di esprimersi e crescere liberamente, non metteremo in pratica quelle ’sacre’ norme sancite dalla nostra ‘bibbia del vivere civile’, la Costituzione. Pensiamo alle tante persone disabili che al tempo del Covid ogni giorno alle mille sfide personali hanno dovuto sommare i problemi dovuti alle limitazioni nelle terapie, nell’assistenza, nella attività didattica, nella già prima difficile socializzazione. Tema chiave è anche la non-discriminazione: fornire a tutti le stesse opportunità di crescita, benessere e partecipazione alla vita sociale.
E se veramente non vogliamo lasciare indietro nessuno, il linguaggio ha allora un ruolo chiave. E’ importante infatti promuovere l’inclusione attraverso l’uso della lingua. Le parole sono lo specchio delle nostre convinzioni e perciò è fondamentale utilizzare quelle giuste. Quando si fa riferimento a persone con disabilità è importante porre in evidenza la personalità e le capacità piuttosto che la sua condizione, evitando espressioni come soffrire di, essere affetto da, o che denotano passività o vittimizzazione (portatore di o costretto su) o i nomi collettivi (i sordi, i ciechi) perché non si tratta di gruppi omogenei di persone. I termini che usiamo sono fondamentali per plasmare i nostri atteggiamenti, percezioni e comportamenti, per far sentire l’altro più vicino a noi. Ricordiamoci inoltre che l’80% delle disabilità non sono visibili, ma poi… siamo sicuri che i gravi limiti siano questi? Siamo tutti imperfetti ed è questo che ci rende umani. La nostra più grave disabilità sta perònel non riconoscere la normalità delle diversità.
Per non aggiungere altri ‘muri’ a quelli già esistenti, mettiamo una volta per tutte al centro la persona e facciamo sì che alle tante belle parole seguano fatti concreti per riconoscere a tutti i diritti in un mondo in cui ognuno di noi è unico nel suo genere. Questo non solo darà beneficio a noi tutti ma di tale benessere gioverà anche chi nasce ora e vivrà nei prossimi anni.