"Disabilità e progetti di vita. Più sinergia fra pubblico e privato"

Il monito del ministro Locatelli in visita all’Anffas: "Grande fermento in Toscana"

"Disabilità e progetti di vita. Più sinergia fra pubblico e privato"

"Disabilità e progetti di vita. Più sinergia fra pubblico e privato"

"C’è un grande fermento", a Firenze e nel territorio toscano "con realtà di grande livello e progetti che guardano alla persona. Credo si debba lavorare un po’ di più assieme: istituzioni, terzo settore e anche privato, puntando tutti agli stessi obiettivi, un po’ come si è fatto nel momento della pandemia". Lo ha detto a Firenze il ministro per la Disabilità, Alessandra Locatelli al termine di un incontro con le associazioni del Terzo Settore ieri alla sede Anffas di via Bolognese.

"Credo - ha detto la ministra - vadano unite le voci almeno su due o tre tematiche: quella dell’accessibilità universale, quella della promozione del progetto di vita, e poi anche il diritto di tutti piena alla partecipazione alla vita, civile e sociale e politica. Su questo penso si debba essere tutti uniti, istituzioni, società civile, associazioni e singoli cittadini". Con le associazioni il ministro ha parlato del piano di assistenza personalizzato, il ‘progetto di vità, la nuova misura contenuta nella riforma sulla disabilità, la cui sperimentazione partirà il primo gennaio 2025, definita da Locatelli "una rivoluzione perché oggi le persone sono abituate da doversi rivolgere a mille sportelli, quello del Comune, quello della parte sanitaria, quello della scuola. Con il progetto di vita si parte dai desideri della persona con disabilità".

Tra le nove province scelte per la sperimentazione della misura ‘progetto di vità c’è anche Firenze. "Ci siamo proposti di sceglierne tre a nord, altrettante al centro e al sud. Ovviamente - ha spiegato il ministro Locatelli - dovevano esserci della caratteristiche condivise anche con il ministero del Lavoro, della Sanità e con l’Inps, proprio per far partire insieme queste sperimentazioni". All’interno, ha aggiunto, "ci sono alcune province che hanno commissioni gestite solo attraverso le Asl, alcune solo attraverso l’Inps". "Abbiamo cercato di dare una differenziazione tra le diverse province prese in carico - conclude - Infatti sono anche di dimensioni differenti; piccole, medie e grandi".