
Marco Bottino, sindaco di Palazzuolo sul Senio
di Teresa Scarcella
PALAZZUOLO SUL SENIO
Un’eredità che pesa tonnellate, ingombrante anche dal punto di vista economico, di cui Marco Bottino, sindaco di Palazzuolo, avrebbe fatto a meno.
Sindaco, questa discarica è una tegola cascata sulla testa dal nulla...
"È un grave problema, che stiamo cercando di affrontare con la fatica che può fare un Comune di 1100 abitanti. Quindi con un grande dispendio di energie personali e con una struttura tecnica che può contare su poche persone. Per fortuna non siamo soli: c’è la Regione Toscana e ci siamo affidati a Hera per la messa in sicurezza e la successiva rimozione".
Quanto è grave?
"Per gravità intendo non un’emergenza ambientale, ma nel vedere contaminato visivamente uno dei luoghi più belli e selvaggi del nostro territorio".
Avete quantificato la sua estensione?
"La frana è avvenuta in un tratto di 100 metri. Non sappiamo la reale quantità dei rifiuti sversati perché non abbiamo ancora trovato un atto autorizzativo, né una delibera o una determina. Ma solo transizioni economiche fra Asnu e Comune di Palazzuolo. Solo sulla zona della frana stimiamo fra gli 800 e i mille metri cubi di rifiuti, che sono quelli più semplici da intercettare".
Come si sta procedendo?
"È stata messa in sicurezza la frana con dei massi e a valle sono state messe le reti per bloccare i rifiuti, una spesa da 200mila euro, che però in caso di piene potenti verrebbero trascinate via. Poi sono state messe palificazioni a tutela della strada. Intanto si sta togliendo terra e rifiuti dalle zone accessibili, che poi verranno campionati e portati via. Il problema è che si sono sparpagliati per 12 km del Rovigo, fino al Santerno, in zone irraggiungibili".
Qui come si potrà agire?
"Creando i presupposti per raggiungerle. Domani (oggi per chi legge ndr) abbiamo un sopralluogo alle 10 a Firenzuola. La raccolta manuale è iniziata in alcuni punti, ma in altri non potrà mai iniziare. Sono posti incontaminati proprio perché la mano dell’uomo non c’è mai arrivata. Si sta pensando quindi di utilizzare gli elicotteri. È una situazione molto complessa e l’apporto dei volontari è gradito, ma in un secondo momento ed escludo che si possa fare in tutti i punti".
Andranno creati dei passaggi?
"È un’ipotesi. Creare dei punti d’accesso per la raccolta e lo stoccaggio dei sacchi, per poi recuperarli con gli elicotteri. Ma i punti vanno trovati e i nuovi sentieri disegnati".
Che tipo di rifiuti sono?
"Rifiuti urbani del ‘71, che per loro natura sono meno pericolosi. Poi sono lì da 50 anni e ricordo che Arpat ha detto che la qualità dell’acqua è buona".
Dove finiranno una volta raccolti?
"I rifiuti speciali in discariche toscane. Il resto si pensa in Emilia Romagna, con risparmi di costi e di tempo".
Si aggiunge difficoltà a un territorio già complicato...
"Spero che questa frana non sposti l’attenzione sulla fragilità dei nostri territori, brutalizzati dal maltempo. Qui con la pioggia si blocca tutto e il timore è che non si trovino le risorse. Spero che il governo dia un segnale forte sull’emergenza nazionale, questa lentezza fa pensare male. Palazzuolo è un paese vivo, con attività e imprese floride, molto frequentato dai ciclisti e turisti".
Teme per il turismo?
"È un rischio, ma stiamo combattendo una battaglia importante per una rinascita ambientale".
E lei pensa di vincerla?
"Sono ottimista. Vogliamo rimarginare la ferita per lasciare dei luoghi migliori di quelli trovati. Ad esempio, le vie emergenziali che verrebbero create per la raccolta dei rifiuti, potrebbero diventare definitive, come sentieri per i visitatori. È un’occasione per mettere in sicurezza il fiume, un’opportunità che la tragedia porta con sé. D’altronde, come diceva De André ’dal letame nascono i fior’".