ALESSANDRO PISTOLESI
Cronaca

Discarica nel torrente Rovigo, si mobilita l’ecomafia: dossier anche in Procura

Il sopralluogo della commissione d’inchiesta parlamentare: “Il terreno è privato. Adesso bisogna valutare le eventuali responsabilità dei vecchi proprietari”

Discarica nel torrente Rovigo, si mobilita l’ecomafia: dossier anche in Procura

Palazzuolo sul Senio (Firenze), 9 aprile 2025 – È stata sepolta in fretta e furia senza autorizzazioni e poi dimenticata sotto terra per oltre mezzo secolo fino a quando, tre settimane e mezzo fa, la montagna ha rigettato l’intera discarica nel torrente Rovigo. La frana provocata dal maltempo di metà marzo ha scoperchiato a Palazzuolo sul Senio un’eredità grottesca e pesantissima che arriva dal passato e getta quintali e quintali di punti interrogativi anche sul presente. Per cercare di rimettere in fila gli accadimenti dell’epoca e individuare eventuali responsabilità, si è attivata anche la commissione parlamentare ecomafie.

Il sopralluogo della commissione d’inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e ad altri atti illeciti ambientali insieme al sindaco di Palazzuolo Marco Bottino
Il sopralluogo della commissione d’inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e ad altri atti illeciti ambientali insieme al sindaco di Palazzuolo Marco Bottino

Gli occhi del Parlamento

Il disastro ambientale che ha travolto il rio Rovigo e il fiume Santerno ha attirato l’attenzione della commissione d’inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e ad altri atti illeciti ambientali. “Vogliamo accendere i riflettori sulla vicenda e reperire tutta la documentazione necessaria per capire se ci sono delle responsabilità, in collaborazione con la Procura e con le forze dell’ordine che stanno eseguendo le indagini”, esordisce Jacopo Morrone, presidente della commissione parlamentare ecomafie nel corso del sopralluogo di ieri. “È un’eredità che arriva dal passato e per questo sarà difficile trovare le responsabilità ma siamo determinati a fare luce sulla vicenda – aggiunge Morrone –. Si tratta di un terreno privato, bisognerà capire se ci fu la connivenza dei proprietari che mi risulta non ci siano più, il terreno poi è passato di mano in un secondo momento. Questo è un danno ambientale, lo vediamo a occhio nudo. Poi vedremo, in base ai documenti acquisiti, di quale portata”.

Le relazioni

La delegazione della commissione ecomafie – composta da Morrone e dal commissario Simona Petrucci – ha acquisito documenti dal Comune di Palazzuolo sul Senio, la relazione redatta dai carabinieri forestali di Firenze e i campionamenti svolti da Arpae Emilia Romagna (quelli effettuati da Arpat Toscana sono ancora in elaborazione e dovrebbero concludersi entro la fine di questa settimana). Un dossier i cui contenuti al momento restano top secret. “Per adesso sono a uso riservato interno, saranno prima analizzati in sede di commissione a Roma – spiega l’onorevole Morrone – poi valuteremo il da farsi”.

Il sopralluogo
Il sopralluogo

Le indagini

I carabinieri forestali intanto hanno informato la Procura di Firenze sull’attività svolta a Palazzuolo. Secondo quanto è stato possibile ricostruire nell’ambito delle indagini svolte da Francesco Franci Montorzi, tenente colonnello dei carabinieri forestali, negli anni Settanta il demanio di stato era in contatto con l’Asnu per varare un disciplinare in modo da mettere a norma l’area rispetto ai rifiuti che sarebbero arrivati. Si parlava di varie opere di contenimento che poi però non sono mai state realizzate. E ora l’attenzione dei forestali si sposta anche su altri siti: “Abbiamo individuato due aree non distanti da questa, le verifiche sono ancora in corso. Non sappiamo ancora cosa c’è là sotto, settimana prossima potrebbero arrivare novità”.

La storia del terreno

Per far luce sull’intera vicenda vale la pena anche ripercorrere la storia del terreno dove nel 1971 fu seppellita la discarica in seguito a un accordo tra i Comuni di Firenze – all’epoca in emergenza per la gestione dei rifiuti – e Palazzuolo sul Senio tramite Asnu, l’allora municipalizzata dei rifiuti. Dalla visura storica risulta che il terreno fu acquistato da due proprietari sulla base di un atto del 21 gennaio 1970. Gli stessi proprietari cedettero il terreno nel marzo del 1992. Nella visura si fa menzione anche di una prebenda arcipretale a beneficio parrocchiale di Sant’Agata sul Santerno. In questo caso gli atti sono datati 1968

e si specifica che diritti e oneri reali sono da verificare.

Lo stato di emergenza

Il caso della discarica finirà anche sulla scrivania del generale Giuseppe Vadalà, commissario unico per la bonifica delle discariche e dei siti contaminati: “Non ho aggiornamenti sulla richiesta di stato d’emergenza nazionale – ammette Morrone, deputato in quota Lega – ma faremo il possibile per evidenziare la situazione a Roma, abbiamo toccato con mano i problemi del territorio, avviseremo il commissario alle bonifiche Vadalà e segnaleremo la vicenda al Ministero”.

I temi di intervento

Intanto l’impegno delle istituzioni è massimo. “In 15 giorni è stata realizzata la strada di servizio per permettere la rimozione dei rifiuti speciali – osserva Marco Bottino, sindaco di Palazzuolo –. Serviranno un paio di mesi per mettere in sicurezza la frana. In estate si potranno vedere i primi risultati. Nel fondo frana risultano 800mila metri cubi di rifiuti misti a terra. Ma nella parte alta sono molti di più. Da quanto ci è possibile ricostruire, la fretta di scaricare i rifiuti all’epoca fu talmente tanta che ci fu prima lo sversamento e poi tutto il resto. Pare che l’operazione si fermò dopo 7-10 giorni per le proteste della popolazione”.

La mobilitazione

Il Mugello dilaniato da frane e disagi intanto prova a rialzarsi. Ieri Ferrovie si è sbilanciata sulla riapertura della tratta ferroviaria Marradi-Faenza contando di riattivare il servizio entro Pasqua. Nel frattempo la mobilitazione non si ferma: per salvare il Rovigo è scattata anche la petizione per candidare il torrente ai luoghi del cuore del Fai. E presto potrebbero esserci novità per i tanti volontari pronti a scendere in campo: “Il fiume verrà diviso in sezioni – spiega Angelo Di Meo, consigliere di Firenzuola, delegato a sanità e politiche sociali – e dalla settimana prossima speriamo di poter aprire l’accesso ai volontari”.