ROSSELLA CONTE
Cronaca

Dispersione scolastica, Italia sempre più divisa in due: 83.000 i ragazzi che lasciano

Il convegno a Firenze con i sindaci di Firenze Dario Nardella e di Napoli Gaetano Manfredi

Ragazzi a scuola (Foto repertorio)

Firenze, 20 settembre 2023 - L’articolo 34 della Costituzione Italiana sancisce che "La scuola è aperta a tutti. L'istruzione inferiore, impartita per almeno otto anni, è obbligatoria e gratuita. I capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi". Tuttavia come è stato documentato dalle ultime ricerche dell’Associazione per lo per lo sviluppo per l’Industria nel Mezzogiorno (Un paese, due scuole, Svimez 2023) l’Italia, sul fronte dell’abbandono scolastico in età dell’obbligo, si presenta divisa in due: al Centro-nord il tasso di abbandoni è del 10,4%, nel Mezzogiorno del 16,6% (quasi il doppio della media in Europa: 9%) e a Napoli arriva a sfiorare il 23%. Nel complesso gli early leavers italiani (i ragazzi che hanno abbandonato la scuola) nel 2022 sono stati 83.000. Sono i dati emersi nel corso del seminario “Un paese due scuole. La dispersione scolastica in Italia” nel quale sono intervenuti il sindaco di Firenze Dario Nardella, il sindaco di Napoli Gaetano Manfredi, Marco Rossi Doria già sottosegretario di Stato all’Istruzione, Luigi Salvadori, presidente della Fondazione Cassa di Risparmio di Firenze, Luca Bianchi, direttore generale della Svimez e Cristina Grieco, presidente di Indire.

“È necessaria un'azione dello Stato perché sulla scuola si costruisca un grande progetto di unificazione dell'Italia, dove i diritti sociali come il diritto all'istruzione prima di tutto siano al centro” sottolinea Nardella. “I dati - osserva - sono allarmanti: la dispersione scolastica in Italia aumenta, ma soprattutto aumenta il divario tra nord e sud. Altri paesi come la Germania sono riusciti a colmare divari, pensiamo all'unificazione tedesca, lavorando alacremente con grandi risultati, non solo nell'economia. Purtroppo in Italia questa divisione è ancora molto forte, e chi vuole accentuarla a mio avviso sbaglia perché l'Italia oggi non ha bisogno di ulteriori differenziazioni, non ha bisogno di ulteriori divaricazioni, ma ha bisogno di essere ancora più unita e compatta soprattutto su un settore come la scuola". Nelson Mandela, ha ricordato Nardella, "diceva che l'unica grande arma di libertà di un paese è l'istruzione. Per l'Italia significa che c'è ancora molta strada da fare, che non tutti gli italiani sono liberi davvero, perché non tutti gli italiani hanno le stesse opportunità e gli stessi diritti, a cominciare dalla cosa più preziosa che ci rende davvero liberi, che è l'istruzione, la cultura e l'educazione”.

“Ci vuole un investimento maggiore in Italia sulla scuola perché ricordiamo che la media dell'Unione Europea di quota del Pil destinata all'istruzione è del 5,1%, e l'Italia è al 4,2%" dice Grieco, presidente di Indire. Il presidente Salvadori sottolinea l'impegno della Fondazione Cr Firenze: "Noi mettiamo circa 7 milioni di euro all'anno sui temi dell'istruzione e della formazione: negli ultimi anni i giovani sono stati al centro della nostra attenzione, abbiamo fatto dei grandi investimenti”. Restando sul mondo della scuola, Manfredi nota le differenze che intercorrono tra la situazione fiorentina e il capoluogo campano. "Differenze? Ce ne sono molte. Ad esempio, la percentuale di tempo pieno: il numero dei bambini che qui hanno il tempo pieno è molto più alto che a Napoli e, generalmente, al Sud. Questo è un fattore significativo, perché impatta sulla scolarizzazione, sull'attitudine e l'abitudine dei ragazzi di stare a scuola per essere seguiti". Per il primo cittadino, inoltre, "è molto importante che la presa in carico dei ragazzi ad opera dei servizi sociali, visto che c'è un tema di marginalità sociale complessiva che impatta fortemente sulla frequenza scolastica, sia fatta in maniera molto intensiva: solo in questa maniera si riesce a ridurre la dispersione".