di Titti Giuliani Foti
"È un’emozione diversa dal solito perché è un tipo di concerto che faccio ogni tanto. Ogni dozzina d’anni mi capita di regalarmi un’esibizione da solo, quel che si chiama un assolo, un one man band, un recital solitario. Da una parte c’è da vincere una lunga inattività, dall’altra devo riappropriarmi della manualità e della concentrazione che occorrono per un concerto di questo tipo".
Claudio Baglioni sarà martedì 1 marzo ore 21 al Teatro della Pergola. tappa doc del nuovo tour (e com’era prevedibile, i biglietti per la serata sono esauriti). Possibile che questo ritorno nei teatri si risolva nel descrivere, raccontare, cercare paragoni? E invece. "Le dodici note, l’alfabeto del più universale, profondo e poetico dei linguaggi, costituiscono la chiave per comprendere noi stessi, gli altri – spiega l’artista – e rendere il futuro una casa bella, luminosa, aperta e finalmente degna di essere abitata". Su uno dei palcoscenici più antichi d’Italia un concerto appassionante, esclusivo, unico che vedrà il Claudio nazionale – voce, pianoforte e altri strumenti – protagonista, insieme alle composizioni più preziose, conosciute & adorate del suo straordinario repertorio, di un racconto tra musica, suoni e parole.
Va detto che l’incontro tra Baglioni, i grandi teatri e luoghi d’arte italiani è tutt’altro che occasionale ed ha radici antiche. Già alla fine degli anni ’90, infatti, avverte l’esigenza di aggiungere bellezza a bellezza, portando l’arte della canzone d’autore negli spazi, le architetture e i paesaggi più belli e ricchi di storia, fascino e suggestione del nostro Paese.
Dice Baglioni: "Ho preso un pianoforte e l’ho diviso in tre, sono diventate tre tastiere, una delle quali è un pianoforte digitale-acustico, le altre due sono tastiere che si avvalgono di un’effettistica. Cerco di portare da solo un’orchestrazione fatta quasi di stati d’animo, di riverberazioni, di aggiunte, lontane però anche presenti all’orecchio degli ascoltatori. Io ho fatto diverse esperienze, tra l’altro questo format di “Dodici note solo” è quello che precederà il “Dodici note tutti”, quindi con una grande orchestra, un coro lirico, la mia band e altri solisti. Diciamo che sono proprio gli estremi, tutti e solo".
E alla Pergola il palco sarà teatro di una dimensione spazio-temporale. I tre strumenti sono tutt’uno con l’artista, e oltre a rappresentare un tipo di sonorità differente, sono tre momenti di un’esistenza: il passato, il presente e l’ipotetico futuro. Confessa Baglioni: "Ci sono canzoni che amo in maniera particolare, anche piuttosto complesse, e in questo c’è un senso di sfida, come “Fammi andar via” o “Un po’ di più”. E ci sono anche canzoni fondamentali, quelle popolari, però gran parte del repertorio va a pescare in tempi vicini e lontani". Perchè è la sfida all’immobilità che da sempre crea. E muove l’artista.