LUCA
Cronaca

Domenica in città. Doveva studiare per gli esami ma quel ragazzo voleva andare al cinema per sognare

Il 4 febbraio 1939 Piero Santi pubblicò per "La Nazione" un breve romanzo ambientato a Firenze. Un giovane che a casa si sentiva angosciato dalle quotidiane pressioni dei familiari .

Piero Santi in compagnia del poeta Mario Luzi: Santi collaborò a lungo con il nostro giornale

Piero Santi in compagnia del poeta Mario Luzi: Santi collaborò a lungo con il nostro giornale

Dinnanzi a lui la strada era quasi deserta; un sole sbiancato ammorbidiva le case in quel principio di pomeriggio domenicale. Mauro pensò ai suoi, ancora seduti intorno al tavolo, assorti in lunghe conversazioni che si sarebbero protratte chissà per quanto tempo ancora. Il pensiero delle lezioni non fatte l’occupava con un’ansia sottile; forse neppure la sera avrebbe potuto studiare e la mattina dopo si sarebbe presenato in classe senza aver fatto niente. Tentò di cacciare quel pensiero ponendo una più sensibile attenzione a quanto avve niva intorno a lui. Gli passò dinanzi un tram; egli ne guardò il numero: andava in un quartiere lontano dal centro, che conosceva poco. Forse anche laggiù c’era qualche cinemaatografo: per un momento gli venne il desiderio d’andarvi, immaginando nuove e strane avventure, ma l’idea lo turbò e preferì incam- minarsi lentamente verso il ci- nema solito.

Le case erano basse, piene di finestre con le persiane stinte: in un punto una loggetta antica faceva incurvare la via; il cinema era davanti. Ragazzi piccoli stavano silenziosi a guardare le fotografie e commenta-ano gli strani atteggiamenti fissi degli attori. Mauro si appoggiò alla porta, vicino a loro. Aveva un desiderio acuto di parlare con qualcuno per spezzare quel triste cerchio di solitudine, ma nessuno sembrava curarsi di lui. Venivano ora dei soldati con voci cupe e buffe parole ignote. A poco a poco una piccola folla si formava sul- la porta. Finalmente una voce di dentro gridò qualcosa, poi, con uno stridente rumore di ferri smossi, la porta s’apri. Nel breve ingresso, i ragazzi si stringevano intorno alla cassa; Mauro rimase indietro, senza fretta.

Dentro la sala un tenue silenzio era diffuso sulle poltroncine deserte; ma l’improvviso irrompere di alcuni bambini.. smosse gli echi di ogni angolo. Mauro entrò più tardi e si diresse verso il solito posto: una poltroncina nell’ultima fila, vicino al muro. Appena seduto si senti quasi felice, nell’umile calma dell’ambiente, e girando gli occhi nella sala considerò con affetto gli altri spettatori, i muri stessi largamente macchiati d’umido, e i cartelloni colorati che pendevano giù dal soffitto. Erano sempre gli stessi. da tanto tempo: vecchi avvisi di films che non erano mai stati proiettati; almeno così pensava Mauro. Egli ne aveva visto uno solo, da bambino; e tutte le volte che rivedeva le strane lettere allungate del titolo gli venivano in mente antichi pomeriggi domenicali quando, in quello stesso cinematografo, aveva seguito le vicende di tanti films fissamente, accanto a qualcuno dei suoi. Pro- duzione CARL First: non aveva mai capito perchè il nome fosse scritto più grande del cognome. Chissà, forse per ragioni di stampa.

Intanto si erano accese ancora altre luci. Dietro, quasi nascoste da due grandi colonne, le poltroncine rosse dei primi posti andavano riempiendosi di gente. D’un tratto tutto si spense e sullo schermo si fissarono, venati da un incerto tremore e pieni di colori forti, i primi quadri del film. Accanto a Mauro sedette un giovane bruno che, subito, si mise a guardare con attenzione fissa lo schermo. Dolcemente ora scorrevano i minuti con un inavvertito senso di serenità.

Mauro guardava, con l’animo un po’ distaccato, il film, e talvolta il suo sguardo si volgeva alla sala, specialmente quando la porta si apriva per far passare qualche silenziosa figura nera. Accadeva davanti una delle solite vicende, di cupi amori in terre piene di sole dove crescono grandi palme vicino all’ondosa superficie marina; nell’interno, le palme cedono il posto ad alberi dal fusto più alto e liscio, legati in basso da intrichi di dure liane. Gli uomini sono belli; quasi nude le donne sotto l’ampio sciogliersi dei capelli neri. Ora, il capo del villaggio muove solenne verso i prigionieri; pronuncia parole misteriose. Ma lontano, ancora a parecchi chilometri, scendono giù dalle roccie verso la foresta tre cavalieri con le giacche verdi e i pantaloni gialli. Corrono saldi in arcione a liberare i compagni: Mauro cominciava a prendere interesso al film quando apparve sullo schermo la scritta: fine del primo tempo.