
Il parroco arrivato nel 1993 in Italia come profugo "Bussai alla chiesa di San Gervasio e fui accolto. Nel 2015 raccontai la mia storia a Bergoglio".
di Pier Francesco Nesti
"Se c’era un pontefice che avrei voluto incontrare, era proprio Papa Francesco". Non ha dubbi don Bledar Xhuli, dal 2010 parroco di Santa Maria a e attualmente anche Vicario episcopale della pastorale della Diocesi. Negli occhi e nei cuori di tanti, infatti, è ancora vivo il ricordo del novembre 2015 quando, in occasione della visita di Papa Francesco a Firenze, don Bledi, così come viene chiamato da tutti, ebbe l’opportunità di raccontare la sua storia in cattedrale. "Fu un’emozione grandissima, l’unica volta in cui sono riuscito ad avere un contatto diretto con lui" culminato poi in un abbraccio che ancora oggi, a distanza di 10 anni, a rivederlo nelle fotografie di quei momenti, suscita grande suggestione. Don Bledi, infatti, arrivò in Italia dall’Albania giovanissimo e quando, nel 1993, bussò alla porta di della chiesa di San Gervasio, a Firenze, per ritirare una lettera, fu accolto a braccia aperte da una altro sacerdote che ancora oggi in città è ricordato con grande affetto: don Giancarlo Setti, allora alla guida della parrocchia di piazza San Gervasio.
Bledar dormiva sotto un ponte, lungo il Mugnone e don Setti non esitò un istante: "Per me ha bussato Gesù, per cui vieni e stai in casa mia". Da lì la ripresa degli studi, il diploma da ragioniere, ma anche un lavoro da benzinaio e la laurea in Scienze politiche, fino all’entrata in seminario. Sacerdote nell’aprile del 2010, cinque anni dopo aprì il suo cuore a Papa Francesco raccontando il proprio percorso, culminato con un ‘grido’ che "raccoglieva tutto quello che mi avevano chiesto di dirgli i miei parrocchiani: Papa Francesco ti vogliamo tanto bene".
Don Bledi, infatti, era arrivato da poco a , dopo essere stato per cinque anni viceparroco a San Casciano, "accolto come in una famiglia sia dal parroco che dalla comunità". Ecco perché oggi la sua storia, le sue parole, quell’abbraccio che sembra non finire mai hanno una doppia valenza. Come certificano anche le parole di don Bledi: "Quello che provo in questo momento è il dolore per la perdita di una persona cara. Ma al tempo stesso sono sereno, proprio perché l’angoscia è spazzata via dalla consapevolezza del grande messaggio che ha trasmesso a ognuno di noi. C’è una bellissima frase di San Giovanni della Croce che racchiude tutto ciò: ‘Al tramonto della nostra vita saremo giudicati sull’amore’: ecco, sono sicuro che Papa Francesco ha davanti a sé una bellissima alba". Poi la memoria torna al 2015.
"Più di tutti lui ha accolto il mio messaggio e io gliene sarò sempre grato. Lo dimostrarono le sue parole, dettate dal cuore, pronunciate nei miei confronti". Per poi aggiungere: "Ma devo dire che è stato un pontefice che mi ‘ha toccato’ il cuore fin dal momento della sua elezione e dal quel ’buonasera’ pronunciato davanti a tantissimi fedeli che dette subito il segnale evidente della sua semplicità". Poi c’è stato il suo pontificato, durato 12 anni: "Era un uomo di Dio. Nel suo magistero ha insegnato alla Chiesa e al mondo che senza attenzione ai poveri, agli ultimi, agli emarginati, non può esserci una crescita autentica, non c’è futuro, non c’è la gioia del Vangelo".