Don Fabio Masi. Nuovo incontro con la sua Vingone

Il prete operaio martedì sarà in sala consiliare per il libro ’Essere chiesa nel post concilio".

Don Fabio Masi. Nuovo incontro  con la sua Vingone

Don Fabio Masi. Nuovo incontro con la sua Vingone

Il Vingone era un quartiere ‘irrequieto’. Alla fine degli anni ’60 del secolo scorso, l’urbanizzazione selvaggia nel quartiere aveva portato immigrazione dal sud Italia. Non c’erano le opere di urbanizzazione, non c’erano punti di ritrovo. Ma c’era fermento. E c’era la famiglia Lorimer. Giulia, la fondatrice dei Whisky Trail, insieme a suo marito porta in quelle strade di periferia un nuovo sentire. L’incontro con don Fabio Masi, ‘prete operaio’ mandato al Vingone, parrocchia senza neanche una chiesa, fa scattare la scintilla. Da quella semina, il quartiere ha ancora benefici. Per questo ogni occasione di memoria diventa festa grande per tutta la comunità. Martedì prossimo alle 17,30 in sala Consiliare, don Fabio tornerà a Scandicci per l’incontro pubblico "L’esperienza della Comunità di Vingone nel lungo ‘68". All’iniziativa sarà presentato il libro di Maurizio Bassetti "Essere Chiesa nel post Concilio – La Comunità di Vingone con parroco Fabio Masi (1964-1982)". L’incontro pubblico, che ha il patrocinio del Comune di Scandicci, sarà introdotto dai saluti del Sindaco Sandro Fallani. Testimonianze di Aldo Paololillo e di Giacomo Gentiluomo, interventi musicali di Stefano Corsi e Giacomo Gentiluomo. Coordina l’assessore alla Cultura Claudia Sereni. Giulia Lorimer e Fabio Masi sono stati i punti di riferimento di un quartiere davvero rivoluzionario. A cavallo fra gli anni 60 e 70 col marito partecipa attivamente nella vita del quartiere di Vingone con la comunità di base di Don Masi, che spesso trova ospitalità nella loro casa. Dalla sua casa in collina sono transitati artisti e liberi pensatori della beat generation che davano a questi palazzoni un clima cosmopolita anche insolito. Don Fabio era ugualmente vulcanico nel aiutare le persone, creare consapevolezza attraverso incontri e letture. Nel 1964 decise anche di dare una chiesa al quartiere. Un prefabbricato, che è servito allo scopo fino al 1997. Era uno dei ‘monumenti’ anche laici della Scandicci in cammino per diventare città. Porto sicuro per un quartiere irrequieto, nato in pochi anni in conseguenza dell’espansione edilizia degli anni ’60 e cresciuto senza regole urbanistiche (e umane) fino a dopo l’alluvione del ’66. Tante famiglie, tanti immigrati dal sud Italia. Fabio Masi dava loro un conforto di fede, un sostegno. Dopo la parrocchia, don Fabio coi suoi parrocchiani realizzò anche un centro sociale distaccato chiamato la Baracca. Di quella stagione ‘di lotta e di governo’ ancora si racconta.

Fabrizio Morviducci