Firenze, 21 giugno 2019 - «SE NON CI FOSSE stata la mia amica, lì con me, non so come sarebbe andata a finire. Non ci voglio nemmeno pensare. Quella donna era fuori controllo, poteva strangolarmi...». Antonella ha la voce scossa di chi se l’è vista brutta. Brutta per davvero. E senza che ce ne fosse uno straccio di motivo. Giardino della Fortezza, sono le 19,30 e la fornace fiorentina allenta un po’ la presa. Antonella, con l’amica Fiorella e il cagnolino, è seduta su una panchina vicino alla grande vasca. Due chiacchiere per staccare dopo il lavoro.
A un certo punto succede l’incredibile. Ce lo racconta lei: «Stavamo parlando quando da dietro mi è arrivato un cazzotto tremendo in testa, un attimo dopo mi sono ritrovata per terra. Sopra di me c’era una ragazza, giovane e robusta, una nigeriana di circa 25 anni. Urlava frasi che non riuscivo a capire, mi ha afferrato per la gola e ha iniziato a stringere. Voleva strangolarmi». L’amica non perde un attimo di tempo e si avventa sull’extracoumitaria tirandola via e facendo respirare l’amica. Nello stesso tempo un passante, richiamato dalle urla di terrore puro, si butta in mezzo e divide le donne. Lo choc è forte. Il tempo di riprendersi e Antonella chiama i carabinieri.
La giovane nigeriana, evidentemente in stato confusionale, non accenna alla fuga. Resta nei pressi, nient’affatto intimorita. I militari hanno così gioco facile nel fermarla e portarla via in auto. Antonella va in ospedale, dove le viene riscontrato un trauma cranico. A Santa Maria Nuova la dimettono in serata non prima di essersi raccomandati di rivolgersi al medico in caso di comparsa di alcuni sintomi specifici quali vomito, riduzione del livello di coscienza e vertigini. Per fortuna Antonella ora sta bene, ma lo botts psicologica è stato micidiale. «Ho rivisto la donna che mi ha aggredito il giorno dopo gironzolare tranquillamente per la Fortezza. Usa spesso un coltello per tagliare la frutta. Non è possibile che una persona del genere possa starsene a spasso liberamente. Io mi sono salvata soltanto perché non ero da sola...».