Pietro Mecarozzi
Cronaca

Il carcere delle polemiche. Un’altra donna incinta in cella a Sollicciano. L’accusa: furti e rapine

Il presidente della Camera penale, Maggiora: "La detenzione non cura". Oggi sopralluogo degli avvocati con il garante al penitenziario

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Il carcere di Sollicciano (foto Germogli)

Firenze, 22 agosto 2024 – Non sarà da sola la giovane fiorentina incinta detenuta da sabato scorso nel carcere di Sollicciano. Non sarà da sola perché a farle ’compagnia’, in una sorta di reparto ostetricia dietro le sbarre, troverà una ragazza di origini bulgare al sesto mese di gravidanza. Entrata a fine luglio, la 38enne ha alle spalle un ’curriculum’ costellato di furti, rapine e reati di vario genere. Un cumulo di pene che gli è valsa un pass per Sollicciano, nonostante i mesi di gravidanza fossero già cinque.

Intanto, il caso della 30enne non smette di far discutere. Una donna in gravidanza chiusa dentro una cella di un carcere, per di più fatiscente e insalubre come quello fiorentino, non è la migliore cartolina di una società civile. Ma è anche vero che sulla storia della giovane fiorentina gravitano numerosi altri fattori, come la tossicodipendenza e la mancanza di un lavoro e di una dimora fissa, che tendono a far pensare che la reclusione sia in fondo la scelta più adeguata. È davvero così? Non c’è nessun’altra alternativa possibile? "Il carcere non cura, questo è certo – spiega l’avvocato, nonché presidente della camera penale di Firenze, Luca Maggiora (che oggi, insieme al garante dei detenuti, farà visita a Sollicciano) –. Soprattutto nel caso di Sollicciano, dove le condizioni sono le più degradanti che un detenuto può incontrare. Ma nel caso specifico, se garantita un’assistenza a lei e al feto, e previsto un passaggio una struttura come la comunità, la decisione del gip può avere una sua logica".

Se sulla detenuta bulgara, la carcerazione ha fatto perno sulla montagna di precedenti accumulati nel corso degli anni, sulla 30enne fiorentina hanno pesato le sue condizioni di salute e quelle del nascituro. Tossicodipendente, senza lavoro e una dimora fissa, la giovane è un caso limite, che necessità di una assistenza specifica in luoghi come la comunità. "Le strutture ci sono – continua Maggiora –, anche per casi difficili come questi, ovvero di una ragazza tossicodipendente e incinta. Esiste anche un progetto del 2023 condiviso tra Regione Toscana e Cassa delle ammende che prevede l’inserimento nelle comunità di persone in esecuzione penali, anche minori, o vittima del reato. Quindi la rete sociale è presente".

Dov’è il problema, allora? "Vanno solamente attuate. Sicuramente la richiesta di accesso è molto alta, ma spesso manca la conoscenza puntuale di tutte le realtà presenti anche da parte di giudici e magistrati – conclude Maggiora –. E inoltre manca personale: le comunità lamentano carenza di lavoratori, mentre la ’domanda’ continua a crescere. Segno anche di una disperazione in aumento nella nostra società. Insomma, le risorse ci sono, ma lo Stato deve saperle mettere a disposizione".

La legale della ragazza, Alessandra Brienza, si è già attivata per trovare una struttura che possa accoglierla. E la giovane, durante l’udienza di convalida, ii è dimostrata determinata a cambiare la sua vita e a prendersi cura del figlio. È bene ricordare che a metà marzo, una detenuta incinta di quattro mesi, dopo alcune gravi complicazione, ha perso sua figlia dopo quattro mesi di gravidanza.