FABRIZIO MORVIDUCCI
Cronaca

Dopo l’addio a Maati. Certaldo, la rabbia e il silenzio: "Troppi ragazzi con le armi"

Salvatore Calleri, presidente della fondazione Caponnetto, analizza il problema alla radice "O interveniamo adesso o sarà troppo tardi. Avere pistole e coltelli fa impressione solo a noi".

Salvatore Calleri, presidente della fondazione Caponnetto, analizza il problema alla radice "O interveniamo adesso o sarà troppo tardi. Avere pistole e coltelli fa impressione solo a noi".

Salvatore Calleri, presidente della fondazione Caponnetto, analizza il problema alla radice "O interveniamo adesso o sarà troppo tardi. Avere pistole e coltelli fa impressione solo a noi".

La ‘lama’ in tasca. E nessuna remora a usarla. Sembra la regola delle notti di sangue nell’area fiorentina. Dall’omicidio di Maati a Campi Bisenzio, ai momenti di tensione dell’altro giorno ai suoi funerali, sempre una zuffa che poteva finire a coltellate. Dai pestaggi e le rapine subite da minorenni per tutto il 2024 in molti dei capoluoghi toscani, sale la tensione. Teen ager picchiati a sangue solo per essere passati nel posto sbagliato al momento sbagliato, rapine e aggressioni. Minorenni o appena maggiorenni, stranieri o italiani, spesso insieme. Armati di coltello, determinati a far valere la legge del più forte. I dati indicano un costante aumento di reati su minori in Toscana, nel 2023 più 23% rispetto all’anno precedente. E aumentano anche i reati commessi da minori.

Abbiamo chiesto a Salvatore Calleri, presidente della fondazione Caponnetto e consulente della commissione parlamentare Antimafia sulle criminalità organizzate, quale possa essere la dinamica sociale che ha portato a questi fatti.

Come mai i giovani vanno in giro armati?

"Ci fa impressione pensarlo. Ma Firenze possiamo definirla come un’ex isola felice. Succede in altre città del centro nord. Abbiamo le gang di giovani. Non chiamiamole ‘baby’, termine caro ai giornalisti. Sono bande criminali a tutti gli effetti. Sono giovani che a volte escono dai centri di accoglienza, altre volte vivono in famiglia ma con problemi di disagio. Un fenomeno da non sottovalutare"

Qual è il rischio?

"E’ quello di diventare come la Svezia, che ha sottovalutato questo stesso fenomeno e ora si trova con un indice di omicidi legati alla criminalità giovanile pari a 4 volte quello dell’Italia. A Firenze e hinterland la violenza non è più una variabile. Il coltello non è la sola arma, le forze dell’ordine nella loro attività di questi mesi hanno sequestrato anche di peggio, uno storditore elettrico, una mannaia, solo per fare degli esempi. Ci sono città in Italia che sono un passo avanti; penso a Milano che per certe caratteristiche ha una criminalità più pensante, la definirei sul modello Marsiglia. Qui in Toscana possiamo ancora metterci la testa e intervenire".

Sono state censite queste bande?

"E’ un lavoro difficile, soprattutto a livello regionale. Ma capire la geografia di questa criminalità è essenziale per intervenire in maniera adeguata. A Firenze ci sono una decina di gang per quartiere. E’ un grande problema che non ci deve lasciare indifferenti. Negli ultimi 15 giorni abbiamo avuto rapine, un omicidio e due accoltellamenti in tutta la provincia. Se non interveniamo il rischio è che le gang giovanili diventino organizzazioni criminali in piena regola con un business legato al narcotraffico e un’attitudine al mantenimento del proprio territorio con la violenza".

Come si interviene?

"Distinguendo i vari casi. In Toscana li abbiamo tutti. Ci sono le pandillas di origine centroamericana, assai complesse e violente. Esistono gruppi italiani o misti di italiani e stranieri, meno sofisticati, che risultano fastidiosi ma non ancora pericolosi. Ci sono gang composte da giovani poveri, ma anche da ragazzi ricchi che si annoiano. Dobbiamo anche considerare le gang dal punto di vista delle dipendenze, con un approccio doppio. Servono più assistenti sociali e operatori di strada, ma c’è bisogno di aumentare il controllo del territorio, anche tramite operazioni ad alto impatto. Ma non dobbiamo sottovalutare la situazione perché se non si interviene peggiorerà rapidamente e sarà troppo tardi. Non possiamo permettercelo".