È un profondo dolore, per tutti i fiorentini, la chiusura o il drastico ridimensionamento di un locale storico: sappiamo bene di perdere una fetta importante, di volta in volta, della nostra storia, della nostra cultura. Suscita una reazione ancora più forte la notizia della possibile chiusura. – dopo oltre cento anni – del negozio di giocattoli della famiglia Dreoni, che ha accompagnato i sogni e le gioie di intere generazioni di piccoli e di piccolissimi. Io sono nato alla fine della guerra: c’erano pochi mezzi per acquistare balocchi e dovevo contentarmi di osservare nelle belle vetrine su via Cavour l’oggetto dei miei desideri. Poi le figlie e i nipoti... Quando c’era da festeggiare – un compleanno il Natale, la bella pagella e così via – una sola frase faceva la felicità di tutti: "Andiamo da Dreoni!". E via, i bimbi zampettare veloci, quasi per timore che cambiassimo idea. Non si può rinunciare alla felicità delle migliaia di bambini e bambine che escono sorridenti dal negozio con la busta e il pacchetto del loro giocattolo.
Per anni Luciano ha portato avanti il negozio. Un gran signore, seduto costantemente nello sgabuzzino della cassa, all’ingresso del locale, orgoglioso e consapevole della felicità recata dalla sua attività. Ha scritto recentemente un libro di memorie e ricordi; non credo sia stato pubblicato, ho potuto leggerlo per la cortesia della figlia Silvia: va stampato e diffuso. Un insegnamento per tutti. Laura e Silvia, le due figlie, hanno raccolto il testimone, con pari impegno e determinazione, ma i tempi sono diversi e le difficoltà si sono moltiplicate. La concorrenza delle vendite on line è spietata. Come accade per le scarpe, che vengono provate nei negozi ed acquistate in rete, altrettanto accade per i giocattoli scelti da Dreoni. È solo uno dei problemi, quello degli incassi ridotti. Cosa fare per preservare un esercizio privato sì, ma di interesse pubblico? È un quesito che le istituzioni cittadine per prime dovranno porsi per trovare una risposta. In una città così cambiata e diversa da quella nella quale siamo cresciuti, non ci togliete il "paese dei balocchi", dove attraverso il sorriso di figli e nipoti anche noi anziani ritroviamo la serenità dei bambini.