REDAZIONE FIRENZE

E papà Miguel s’infuria: "Giù le mani dalla mia famiglia. Gli zii non c’entrano"

I genitori della piccola all’ex Astor sgomberato: "Chi ha visto non parla". La mamma insiste: "Sento che mia figlia è ancora viva". La raccolta fondi deserta: solo 60 euro.

E papà Miguel s’infuria: "Giù le mani dalla mia famiglia. Gli zii non c’entrano"

"Chi ha visto non parla, ma gli zii di Kata non c’entrano niente". Lo sguardo di Katherine, la mamma della bambina peruviana sparita dal 10 giungo scorso dall’Astor, fissa il vuoto, non ha quasi più lacrime da versare, lo scheletro dell’hotel di via Maragliano si staglia alle sue spalle, come una terrificante cartolina dal passato. I due genitori sono tornati di fronte all’ex albergo in occasione della conferenza stampa organizzata dai loro avvocati Sharon Matteoni e Filippo Zanasi, dopo che cinque persone (fra cui i due zii di Kata), sono state indagate dalla procura di Firenze per sequestro di persona. "Le indagini su Abel e Marlon mi fanno pensare che vogliono mettere nei guai la nostra famiglia" tuona Miguel Chicllo, il papà di Kata.

Che poi aggiunge: "In procura non mi dicono niente, noi siamo i genitori, vogliamo sapere almeno qualcosa. Conosco bene mio fratello e il fratello di mia moglie e sono sicuro che con la scomparsa di Kata non c’entrano e che hanno detto sempre la verità". Miguel e Katherine ripetono anche di non aver nessun rapporto "con gli altri peruviani indagati e neanche con il romeno".

Intanto i legali della coppia confermano che nella mattina di mercoledì 20 settembre i genitori di Kata – con l’ex generale del Ris Luciano Garofano, consulente della famiglia – effettueranno un sopralluogo all’ex hotel. Secondo i legali, i genitori entrando all’Astor potrebbero ricordare delle circostanze e indicare degli spazi della struttura dove indirizzare e approfondire le ricerche di tracce relative al sequestro della figlia.

"Mi sento che è ancora viva – svela la mamma –, e anche per questo è partita una raccolta fondi necessari per trovarla e per ricompensare le persone che dicono la verità". Il crowdfunding, già online, per il momento non ha riscosso la fortuna sperata, e la somma versata è inchiodata ai 60 euro da martedì.

La donna, infine, fa luce anche sui momenti che hanno seguito il suo rientro nell’hotel lo scorso 10 giugno: "C’era un ambiente un pò strano – spiega –, ma non pensavo che fosse per mia figlia né per me". Ma siccome - conclude la ragazza – "non sono stata minacciata da nessuno, non ho avuto mai un debito con nessuno, non mi sono resa conto che c’era un problema con me o che poteva succedere qualcosa a mia figlia. Speravo che qualcuno parlasse, ma nessuno finora lo ha fatto"

P.M.