REDAZIONE FIRENZE

E uguale equilibrio Come matematica

L’equilibrio della scrittura potrebbe far pensare all’armonia, ma non è proprio così. Per come lo intendo in questo contesto, l’equilibrio è qualcosa che ha a che fare con la matematica, con l’economia delle parole rispetto a quella che potremmo chiamare la "materia narrata". Ma non sto parlando di qualcosa che esclude il valore dell’emozione, la quale resta sempre e comunque l’asse portante della letteratura. Anche questo aspetto della scrittura riguarda la fase della rilettura e della correzione. Provo a spiegarmi: cerchiamo di vedere una frase o un periodo come un’equazione, dove ogni parola sta al proprio posto, si combina con le altre, ha un ruolo specifico, e come risultato finale ha appunto l’emozione: cioè la scena che stiamo raccontando con il corredo dei sentimenti. Ogni cosa che raccontiamo si "merita" un certo numero di parole, altrimenti quella che abbiamo già chiamato la "catena della narrazione" si appesantisce con un doppio anello superfluo. Se non otteniamo questo rapporto "economico" tra parola e narrato, il cammino della scrittura inciampa o zoppica. Se in una certa situazione narrativa non riusciamo a trovare questo equilibrio, se ci troviamo davanti un agglomerato di parole per raccontare una piccola cosa e non troviamo il modo di abbreviare la frase, meglio cancellare tutto. Sono convinto che sia meglio tagliare interamente una frase pesante che usare troppe parole. Poi dobbiamo fare attenzione alla variazione del ritmo: se due frasi giustapposte sono formate dallo stesso numero di parole, e tutte e due hanno in mezzo una congiunzione, dunque sono costituite da una "struttura" uguale o simile, ecco che quella somiglianza ritmica di due frasi in successione potrebbe diventare una distrazione o un disturbo per chi legge. Dunque, una delle due frasi è meglio cambiarla, cioè dobbiamo trovare una variazione ritmica in modo da creare una maggiore piacevolezza della lettura. La stessa attenzione dobbiamo averla riguardo alle ripetizioni volontarie, che possono avere grande forza narrativa. Malaparte, in alcune pagine de "La pelle", usa intere frasi ripetute, e il ritorno ciclico di quella frase riscritta per intero dà un senso circolare alla narrazione, oltre a creare un effetto da litania, che ha qualcosa di profondamente malinconico. Non voglio dire che tutti dobbiamo fare la stessa cosa, ogni scrittore troverà i suoi "equilibri" personali, dettati dalla propria esigenza espressiva e dal suo istinto.