STEFANO
Cronaca

E’ una guerra che ha bisogno di armi adeguate

Brogioni allarme risale - forse non è una coincidenza - giusto a qualche giorno fa. Nella sua relazione letta sabato scorso...

Brogioni

allarme risale - forse non è una coincidenza - giusto a qualche giorno fa. Nella sua relazione letta sabato scorso in occasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario, il procuratore generale Ettore Squillace Greco ha avvertito: "Una serie di significative circostanze emerse da varie indagini rende ragionevole la prospettazione che in Toscana siano stati, da tempo, inseriti nel circuito economico legale capitali mafiosi che non è possibile aggredire utilizzando solo gli strumenti legislativi che sono propri del sistema antimafia".

Per noi queste parole significano: il codice penale è tarato su modalità di comportamento mafioso che qui, dove non si spara, rischiano di diventare insufficienti. O addirittura inutili, visto che, in questa come in altre indagini, l’aggravante della “mafiosità“ degli indagati non è stata riconosciuta dal giudice che ha emesso le misure cautelari.

E’ già successo: non ha retto al processo d’appello l’accusa di agevolazione alla camorra nei confronti dei Cuomo (quelli della pizzeria “Pizza, cozze e babà“ dove esplose un ordigno nell’ambito di una guerra migrata fino a Firenze con il clan rivale di Piedimonte), e pure nel filone “Calatruria“ dello scandalo Keu, il primo e unico imputato che ha scelto il rito abbreviato è stato condannato sì per associazione per delinquere, ma quella semplice, non aggravata dal metodo mafioso.

Qui c’è una mafia diversa, lontana da riti e forse anche dalla mentalità delle sue origini, concentrata sui soldi e sugli affari.

Sequestri e confische probabilmente fanno più paura dello spauracchio di pene monstre, spesso impossibili da raggiungere. Ma, così come son pensati oggi, rischiano di essere troppo deboli pure quelli.