GABRIELE MANFRIN
Cronaca

Un mostro tra i palazzi del Poggetto, eterna opera incompiuta: 30 anni di abbandono e degrado

Nato per essere un’area residenziale, fino a oggi è stato abitato solo da senzatetto e spacciatori. Dai primi anni ’90 ci devono fare i conti i residenti del quartiere 5

Cemento e grovigli nell'edificio abbandonato al Poggetto: tutto fermo dal ’93 (Giuseppe Cabras/New Press Photo)

Cemento e grovigli nell'edificio abbandonato al Poggetto: tutto fermo dal ’93 (Giuseppe Cabras/New Press Photo)

Firenze, 28 marzo 2025 – Un lago verde, putrido, infestato dalle zanzare e circondato da una carcassa di tonnellate di cemento armato ormai fradicio di umidità. Rifiuti, grovigli di fili ferrosi e di polistirolo zuppo. Il ‘mostro’ del Poggetto, quello che doveva essere un maxi complesso residenziale fatto di parcheggi e appartamenti nella zona di Rifredi che guarda la campagna, dopo trent’anni di abbandono si presenta oggi come uno scheletro. È quello che rimane di un progetto mai decollato, ridotto all’osso dal tempo, dalle intemperie e dal degrado che negli anni ha preso il sopravvento, occupando gli spazi vuoti come fa una pianta infestante.

I lavori si sono fermati nel ’93 e da via Burci, parallela al complesso, si vedono ancora i cavi arrugginiti che escono dai piloni. La struttura si sviluppa su più piani e su quello visibile sembra che alcuni soffitti si siano accasciati su se stessi. Tutto appare in un precario equilibrio: gli effetti delle piogge e del vento fanno sembrare il complesso consumato, corroso, mangiato dall’incuria. Un alveare vuoto incastrato nel rione, la cui vita è nel frattempo proseguita non senza difficoltà. Il contrasto tra le vicine architetture, palazzi eleganti e facciate ben tenute, e i materiali dell’ecomostro, incrostati e contornati dai calcinacci e dalla sporcizia, risalta subito.

Eppure il ’mostro’ sembra ancora vivo. Dalla strada si sente il rumore delle infiltrazioni e la voce dell’abbandono riecheggia tra il fruscio e le gocce che cadono sul cemento. Il lago d’acqua stagnante che si è formato nel piano interrato, è l’habitat perfetto per zanzare e insetti. Attirati anche dall’immondizia, ulteriori segni di vita e tracce evidenti di stazionamenti temporanei, di un viavai concitato confermato anche dagli stessi residenti e da un varco nella recinzione.

“Una situazione critica. Fino a pochi mesi fa il ‘mostro’ dava rifugio a senzatetto e malintenzionati” raccontano gli occhi del quartiere. Ingressi notturni, spaccio e semi-occupazioni abusive.

“Da quando è stata demolita la casetta interna al cantiere, la situazione è un po’ migliorata” è il sollievo dei vicini di casa del complesso. D’altronde qualcosa si muove, anche solo per ripulire il perimetro. I primi passi della riqualificazione, con la demolizione del casottino appunto, hanno riacceso i riflettori sulla zona, ma non abbastanza per eliminare del tutto quel velo di scetticismo dei residenti, ispessito da trent’anni di false speranze.

Chi auspica in un concreto recupero è anche l’associazione Villa Lorenzi, che si occupa di ragazzi difficili, la cui sede confina con il cantiere incompiuto. Il disagio, in questo caso, non è solo estetico: “Due mesi fa un muro perimetrale del ‘mostro’ è crollato nel cortile della villa – spiega Stefano Superbi, tra i responsabili dell’associazione – i lavori di ripristino sono una priorità assoluta”.

Occhi puntati dunque, ancora una volta, sul’ecomostro del Poggetto. Il gigante, bloccato tra il suo tumultuoso passato e il suo nuovo futuro, potrebbe avere le ore contate e, una volta per tutte, trasformarsi da cadavere di cemento, a laboratorio di vita. La speranza è riposta nel progetto di recupero che sta facendo il suo iter amministrativo.