
Edmundo al Carnevale di Rio
Firenze, 8 aprile 2021 - Son passati più di 20 anni da quel giorno sciagurato quando fece infuriare tutta Firenze, lui nel frattempo ha chiesto pure scusa, eppure io continuo a pensare fosse innocente. Innocente come un animale, che, non a caso, era il suo soprannome. Ma per poter parlare oggi di innocenza o colpevolezza del neo 50enne Edmundo Alves de Souza Neto, occorre riavvolgere il nastro della memoria E’ dunque il 7 febbraio del 1999, la Fiorentina è in testa al campionato e quella domenica gioca al Franchi con il rivale Milan. La gara è inchiodata sullo 0 – 0 quando Batistuta, mentre scatta verso la porta, frana a terra berciante. Lo stadio si gela. Un infortunio al suo campione rischia di far diventare fuffa i sogni di scudetto. Mentre l’argentino esce in barella sono in molti a pensare: per fortuna abbiamo un altro campione come Edmundo, colmerà lui il vuoto in attesa del ritorno di Batigol. Pensiero stupendo ma fallace. Quella stessa sera, mentre gli esami confermano l’infortunio di Bati, Edmundo non è a preparare la prossima gara con l’Udinese ma è alla Malpensa, pronto a imbarcarsi su un volo per il Brasile. Sul suo contratto, firmato con la Fiorentina mesi prima, è stabilito che durante il carnevale ha diritto a una settimana di ferie e ora lui è lì a esercitarlo: «Perché mai non devo partire? _ dice a chi prova a trattenerlo a Firenze _ quando ho chiesto di poter andare al carnevale mi è stato concesso e non vedo ora perchè rinunciarvi».
Una bomba. Ovviamente Firenze si scagliò contro di lui e anche i compagni non furono teneri. Quel brasiliano taciturno e folle non era mai piaciuto nello spogliatoio e ora l’occasione dava la stura ai malumori. Un coro di sdegno. Eppure io continuo a pensare che Edmundo, come Alice nel suo personalissimo mondo delle meraviglie, fosse innocente e provo a spiegarlo. Intanto la Fiorentina quel campionato non lo perse per colpa sua: il brasiliano saltò solo una gara, quella con l’Udinese di Guidolin (che ci prese a pallate) e poi rientrò già nella partita successiva con la Roma (Bati invece ne saltò 4) . La Fiorentina quel campionato non lo vinse perché era meno forte di Milan e Lazio (quest’ultima ogni domenica doveva scegliere fra Vieri o Salas e fra Mancini o Nedved chi lasciare fuori) e perché nel girone di ritorno accusò un calo fisico che coinvolse molti dei suoi giocatori chiave. Fine della storia. Per capire poi perchè consideri Edmundo innocente anche sul piano etico occorre ricordare cosa sia il carnevale per i brasiliani, terra dove tudo acaba em samba, dove tutto finisce in un samba. Ha raccontato Cruyff che, mentre allenava il Barcellona, una volta Romario gli chiese tre giorni di permesso per andare al carnevale: «Bene, se domani fai due gol te lo concedo». Il giorno seguente Romario segnò due gol nei primi venti minuti e subito chiese il cambio: «Ti sei infortunato?». «No, mister, è che il mio aereo parte tra un’ora».
Ecco il carnevale per molti brasiliani è questa roba qua. Un appuntamento della vita che non può essere mancato, come una madre non manca alla prima comunione del figlio o un padre che non porta la figlia all’altare. L’idea che la vita debba essere gioia, insomma, o anche il diritto alla felicità, per dirla con la costituzione americana. E nella personalissima costituzione di «O animal», al colmo delle cose che rendono felici c’è appunto il carnevale, più sacramente ludico di ogni altra cosa, perfino del denaro o del calcio. Certo, si potrebbe obiettare, ma una cosa è il piacere, altra il dovere. E lui aveva il dovere di rispettare i tifosi viola per la passione e i dirigenti viola per lo stipendio. Sacrosanto. Ma Edmundo come soprannome ha appunto «o Animal», non «Guglielmo Marconi»o «Maria Curie». Che la dice lunga sul carattere istintivo e brado del personaggio.
Per questo continuo a pensare che quel 7 febbraio del 1999 Edmundo fosse innocente come un animale che segue solo l’istinto. Non era instupidito dalla vanità dei soldi o della celebrità, come magari lo è stato chi ha chiesto di partecipare come ospite al Festival di Sanremo. No: Edmundo in quel gesto era selvaggiamente inconsapevole delle ferite che stava causando. Era genuinamente illogico. Ma in fondo, se fosse solo logica, cosa sarebbe il calcio? Per questo io oggi lo assolvo per quel gesto sciagurato e libero, come assolvo la tigre per il graffio o il leone per il morso. E quando penso a lui, più che al carnevale penso alle sue fughe irresistibili, palla attaccatalpiede, che non prendevi mai; penso al giorno che, con una bozza in fronte quasi fosse un unicorno, affondò da solo il Rijeka in Coppa; penso alla volta che scherzò tutta la difesa della Juve, costringendo Montero a farsi espellere per impotenza a contenerlo. Questo è l’Edmundo, straordinario e colorato, che porto nel cuore 22 anni il dopo. Il lato più illogico del calcio e, per questo, il più inebriante.