Firenze, 6 dicembre 2024 – E’ di buonumore Edoardo Bove. Sorride in ospedale. Quando martedì i medici gli hanno spiegato ciò che era accaduto ne ha subito compresa la gravità. Il tempo per metabolizzare è stato breve: ha capito di essere stato baciato dalla sorte. Che altri suoi colleghi non erano sopravvissuti all’arresto cardiaco causato da fibrillazione ventricolare.
La situazione medica
Quando dalla cinerisonanza magnetica sarebbe emersa la lesione al ventricolo sinistro che, se confermata, sarebbe stata la causa dell’aritmia maligna, ha dato il suo assenso di massima all’impianto di un defibrillatore sottocutaneo, un dispositivo salvavita che controlla costantemente il ritmo cardiaco e in caso di tachicardia o fibrillazione ventricolare entra in funzione.
Implicazioni e decisioni future
Nel caso di una recidiva sarebbe più sereno. Anche se gli impedirebbe di giocare a calcio nella serie A italiana, non esclude che lui possa continuare a farlo all’estero, come è successo a Eriksen che però non aveva avuto un arresto cardiaco. Ricoverato nell’unità di cardiologia intensiva di Careggi, Utic, la prossima settimana, forse già lunedì, potrebbe essere sottoposto alla procedura. Solo in quel momento dovrà firmare il consenso informato per l’impianto che richiederà un’anestesia locale o più probabilmente una leggera sedazione.
Esami e considerazioni mediche
Prima di arrivare all’impianto però Edo dovrà completare gli esami. Accertamenti sulle cause che l’avevano fatto arrivare in ospedale con un dosaggio molto basso di potassio. Il potassio, infatti, è un elettrolita fondamentale per il buon funzionamento elettrico del cuore. Livelli troppo bassi o troppo alti possono favorire l’insorgenza di aritmie. E non è escluso che anche nel suo caso possa aver contribuito all’innesco dell’aritmia. Si indaga dunque sui reni e sulle ghiandole surrenali.
Per quanto riguarda la lesione (se confermata) potrebbe essere esito cicatriziale della miocardite avuta post Covid nel 2020, oppurre espressione di una cardiomiopatia aritmogena su base genetica. Per il responso dei test genetici servono da uno a tre mesi di tempo. Edoardo ha parlato della sua situazione anche con lo psicologo, ma maturo e attrezzato per affrontare le circostanze della vita, non ha ritenuto di avere necessità di essere accompagnato da una terapia di sostegno.