Firenze, 6 novembre 2024 - Giovani appassionati di politica, capaci di svegliarsi all’alba per seguire, tutti insieme in diretta, i risultati delle elezioni Usa. Miracolo dell’”American Election Breakfast”, evento organizzato dall’Associazione Alumni Cesare Alfieri in collaborazione con la scuola di Scienze Politiche, il dipartimento di Scienze Politiche e Sociali dell’Università di Firenze e la Tuscan American Association.
Alle 7, la libreria Campus del polo di Novoli, tra bandiere a stelle e strisce, palloncini blu e rossi e colazione americana offerta ai partecipanti all’evento, sold out da diversi giorni, ha iniziato a riempirsi soprattutto di studenti di Scienze politiche e di Economia. Una platea perlopiù apertamente schierata dalla parte della candidata democratica Kamala Harris che, dunque, ha accolto con “delusione e grossa preoccupazione” la vittoria schiacciante di Donald Trump. Quando il tycoon è apparso, tronfio di soddisfazione, sul maxischermo per annunciare la sua vittoria, i volti dei presenti si sono fatti ancor più tesi e corrucciati. “Temevamo che sarebbe andata così - ci dicono gli studenti -. Ha vinto la pancia del popolo, che si è fatta condizionare soprattutto dalla paura degli immigrati. Ha vinto l’America che punta all’isolazionismo e vuol pensare solo a se stessa”. Allarga le braccia Cosimo Garofalo, iscritto alla magistrale di Scienze politiche: “Negli ultimi giorni, avevo un po’ sperato in un ribaltone. Ma purtroppo non è andata così. La sconfitta per i democratici è eclatante. Adesso, c’è molta preoccupazione per i rapporti con l’Europa”. Sulla stessa scia Teofane Matteucci, anche lei iscritta a Scienze politiche: “Mi aspettavo che Trump vincesse a mani basse, anche per come si è svolta la campagna elettorale. Non dimentichiamoci che Kamala è partita tardi ed ha pure dovuto cercare di rimediare ai danni fatti dall’amministrazione Biden. Adesso, Trump farà di tutto per essere amico di Putin e questo cambierà molto lo scacchiere internazionale”.
Durante la mattinata, collegamenti con la maratona Mentana e vari interventi di docenti ed esperti di politica internazionale. Un’occasione preziosa per approfondire non solo i risultati elettorali, ma anche le possibili implicazioni sullo scacchiere geo-politico internazionale. “E’ probabile - osserva Alessandro Chiaramonte, direttore del dipartimento di Scienze Politiche e Sociali dell’Università di Firenze, – che adesso gli Stati Uniti siano meno protagonisti nella politica internazionale. Trump è espressione di un mondo con venature isolazionistiche, non vuole guerre in cui siano coinvolti gli Usa e rigetta anche interventi in aree non strategiche per il suo Paese. Ecco, questo può portare a un certo disinteresse verso le aree di crisi europee, in primis quella, drammatica, dell’Ucraina. A questo punto, l’Europa dovrà assumere posizioni più forti, non potendo più muoversi all’ombra del gigante americano”. E Lapo Cecconi, presidente dell’associazione Alumni Cesare Alfieri: “Dopo le altre notti bianche elettorali, si conferma il successo di un format moderno e dinamico, capace di intercettare l’interesse anche dei più giovani. La nostra comunità ha così potuto vivere un evento storico in diretta, con collegamenti direttamente dagli Usa, per avere una visione a 360 gradi di quel che sta succedendo in questo non facile periodo storico”. “Ancora una volta abbiamo centrato il nostro obiettivo di stimolare un dialogo continuo sui temi di attualità internazionale”, osserva Carlo Sorrentino, presidente della Scuola di Scienze Politiche.
Andrea L. Davis rappresenta la Tuscan American Association e, senza addentrarsi nei risultati politici, ammette che “tra gli americani che vivono in Toscana c’è stata molta sorpresa per risultati così netti e, soprattutto, veloci. Si parlava di giorni per avere i dati finali. E invece… l’America si è espressa in modo deciso. Cosa cambierà? Difficile dirlo. Un conto sono gli annunci, spesso estremi, della campagna elettorale. Un conto la pragmaticità del lavoro, poi, sul campo. La comunità americana fiorentina ha capito subito che i fattori chiave che hanno decretato il successo di Trump sono stati l’inflazione e l’immigrazione clandestina”. Sono gli stessi tasti schiacciati dal giornalista in collegamento con la radio degli italiani a New York: “Il popolo americano si è dimostrato fermo e sicuro sui temi della sicurezza, dell’economia e dell’amore per la propria terra”.
“E’ evidente che gli americani hanno voluto fortemente Trump - osserva Marcello Davide Vitale, studente di Economia -. Da parte mia, posso dire che per affrontare il gigante asiatico c’è bisogno di una politica di una certa forza, che forse il tycoon ha”. Giorgio Dell’Omodarme è un altro degli studenti che ha partecipato all’iniziativa: “Sono deluso ma me l’aspettavo - ammette -. Sono anche incredulo per il fatto che mezzo Paese abbia deciso di riprovare un’esperienza già vissuta e giudicata negativamente”. “Stamani abbiamo visto che i giovani che si interessano di politica ci sono - sorride Caterina Mazzantini -. Purtroppo, è da Tangentopoli che cresce la disaffezione. Secondo me, per riavvicinare i ragazzi al mondo politico andrebbero creati spazi e organi di partecipazione. Non solo. Bisogna anche creare le condizioni. Ora, fare politica è un po’ appannaggio di élite. La fa chi può ad esempio prendersi ore libere dal lavoro. Ci vogliono spazi e possibilità, ma anche delle remunerazioni”.