
Riccardo Nencini, presidente del Gabinetto Vieusseux
Dove sta andando il mondo? E cosa accadrà con l’inevitabile rivoluzione innescata dall’Intelligenza artificiale? Non è un caso se ad accendere i riflettori sul futuro, per non dire il presente, sia il Gabinetto Scientifico Letterario Vieusseux, che dalla sua costituzione nel 1820 ad oggi, ha fatto discutere le migliori menti, italiane e straniere.
E’ il presidente Riccardo Nencini, storico ed ex senatore della Repubblica, a promuovere, insieme al Cesvot, il convegno "Elogio dell’umano. Gentilezza, scienza, politica per un mondo migliore", previsto a maggio.
Presidente Nencini, l’IA è davvero di portata rivoluzionaria? "Sì, credo che questa quarta rivoluzione sia destinata a modificare il nostro sistema di relazioni interpersonali e a incidere profondamente nell’identità umana. Nel prossimo futuro, con lo sviluppo dell’IA l’uomo potrebbe perdere parte della sua capacità cognitiva, figlia dell’esperienza e delle relazioni intessute di persona. Infatti, decisivi per la formazione di ciascuno di noi sono il confronto tra intelligenze umane diverse, la connessione sociale, l’intelligenza collettiva che fluisce da un cervello all’altro creando una mente ben più estesa".
Lei parla di IV rivoluzione. "Intendo dell’era moderna. La prima è all’inizio dell ‘800, quella industriale, dell’energia meccanica. La seconda alla fine ‘800, con l’elettrificazione che porta alla produzione di massa. La terza a metà ‘900, con la nascita e sviluppo dell’automazione e della microelettronica. Per arrivare al nuovo millennio e all’automazione intelligente dei sistemi cibernetici".
E’ la più inquietante? "Siamo all’alba di una trasformazione antropologica imponente perché IA potrà costruire relazioni dirette con la coscienza umana. Subentrando ad attività intellettuali, soffoca la nostra fantasia e la creatività. Abbiamo vissuto di sogni, di costruzioni mitiche che hanno formata la civiltà umana. L’uomo è sempre stato protagonista dei cambiamenti. Se protagonista diventa I.A., cosa accadrà alla civiltà così come l’abbiamo conosciuta?".
E al mondo del lavoro cosa accadrà? "Avrà i cambiamenti più incisivi. Verranno generate nuove occupazioni, saranno a rischio i lavori più umili, con prevedibile aumento delle migrazioni dai paesi più poveri verso i paesi ricchi, e i lavori intellettualmente ‘ripetitivi’. Sicuramente ne godranno la medicina, l’ingegneria, i trasporti, marketing e altre attività dove la quantità di dati disponibili è utile ad affrontare e risolvere un dato problema. Ma aumenterà il rischio di manipolazione a fronte della concentrazione in pochi soggetti delle leve del potere".
Questo ci porta alla questione democrazia. "Beh, se pensiamo che tutto è centralizzato da chi detiene i server, è facile capire quale sia il rischio. Basti dire che due compagnie di Seattle detengono il 70% di questo potere, in cinque il 100%. Il problema è che le big tech vantano bilanci talvolta superiori agli Stati. E che non vogliono regolamentazione. Dietro i fondatori della società digitale - Musk, Hofmann, Thiel - c’è la filosofia di Pietre Girard: la grazia non è per tutti, solo per chi ha successo. Ossia, dalla sovranità popolare alla sovranità individuale. Insomma, siamo al capitalismo della sorveglianza, più consono a regimi autoritari che alla democrazia".
Ci spiega questo concetto? "Siamo tornati a un modello economico simile a quello medievale: allora il feudatario dava la terra ai servi in cambio di proventi, oggi il feudatario è il Datalord e noi il suo parco dati. Non scordiamo che ancora oggi 700 milioni di persone nel mondo vivono senza energia elettrica, mentre i cellulari in circolazione sono più degli esseri viventi".
Cosa fare per contenere la sorveglianza? "Prima di tutto è necessario dotasi di una coscienza critica. Il pericolo è un’innovazione senza regolamentazione. Per questo è importante che dal il 1 agosto 2024 sia entrato in vigore il Regolamento del Parlamento Europeo e del Consiglio, che stabilisce regole sull’IA Tra i punti più rilevanti ci sono la richiesta di sistemi trasparenti, che rispettino i principi etici e i diritti fondamentali".