AnticoNon godere di buona stampa fa sempre male. E poiché la pubblicità è l’anima del commercio, averne proprio di cattiva fa soffrire doppiamente. D’altronde le più grandi griffe del mondo hanno un piede in Toscana, quindi è inevitabile che si finisca sotto i riflettori, nel bene e nel male.L’inchiesta della Reuters sul sistema dei controlli nella filiera del lusso nulla aggiunge rispetto a quanto già noto. Purtroppo. Che il “sommerso“ dilaghi ce lo dicono da anni le indagini della magistratura: periodicamente si squarciano veli su enormi iperboli di ricchezza fondati su altrettanto enormi e terribili meccanismi di sfruttamento. Non c’era bisogno dell’agenzia di stampa britannica per rovesciare altre tonnellate di sale sulle ferite. Ma neanche possiamo trincerarci dietro un bieco ultranazionalismo da curva del tipo "voi inglesi guardate in casa vostra", perché sarebbe peggio. Dobbiamo prendere atto che questo sistema di controllo è fallimentare. Non impedisce il compimento dei reati e casomai neutralizza in partenza l’efficacia di ogni altro approfondimento. Ci si fida degli audit di chi è schiavizzato? Si prende per buona la bugia di chi dice di lavorare otto ore al giorno quando in realtà sono dodici o quattordici? Si mette nero su bianco tutto questo? Bene. Ma poi? Come si interviene?Sono decenni che il tessuto socio-lavorativo in Toscana, particolarmente a Prato, è peggiorato. L’illegalità avanza in proporzione doppia, tripla, quadrupla rispetto ai buoni propositi di protocolli e impegni via via sottoscritti.E’ un sistema che si nutre di se stesso: più cerchi di limitarlo, più cresce. Tanto poi le borse “vere ma false“ c’è chi le compra lo stesso, diciamocelo... E tutto ciò non accade da oggi. Ci fingiamo sorpresi? Puntare i riflettori sull’Italia è facile perché noi siamo bravissimi a far giocare in casa anche chi è in trasferta. Ma l’italia fa parte di un sistema-mondo in cui anche la bandiera più pulita ha la rogna.
CronacaEmergenza di portata mondiale