Eva
Desiderio
La collezione è stata battezzata con nome “la Grotta Azzurra” e già questo la dice lunga delle ambizioni di bellezza, sacrosante, per il lancio del nuovo corso di Emilio Pucci, marchio d’eccellenza del Made in Italy passato al Gruppo LVMH. Ora la nuova direttrice artistica francese di origini italiane Camille Miceli ha deciso di tornare alle origini, a quella Capri che è stata la mecca della casa di mode, evocata nei suoi colori strepitosi fin dalle primissime collezioni del Marchese, con l’azzurro del mare e il rosa della bouganville, il giallo dei limoni e il viola dei tramonti. Dai comunicati diffusi da Pucci si parla sempre di “maison fiorentina” e questo oggi meraviglia non poco chi ha amato questo stile inimitabile e soprattutto ha conosciuto il genio di Emilio e la tenacia e passione della figlia Laudomia per preservarne genialità e memoria. Cosa c’è rimasto di fiorentino oggi? Poco o nulla, tranne una storia meravigliosa. Ora Pucci ha levato le tende e ha trasferito tutto a Milano. Ora questo tuffo nella Grotta Azzurra rilancia il mito dello stilista marchese, di un mondo lontano quando favoloso, di una collezione non grande ma attrattiva, fatta per tutti anche per i prezzi, in vendita da subito dopo lo svelamento venerdì scorso sul canale di Myteresa. Shorts, caftani e minigonne, foulard e borse e cappelli di paglia che Camille Miceli ha ricreato su pezzi d’archivio reinterpretando le fantasie fiorite e dolcissime di Emilio Pucci coi suoi disegni che ricordano le onde del mare, ma a tinte e segni massimalisti.Quanto distante lo stile di Emilio di Capri, così si firmava allora il Marchese grandissimo gentiluomo, che sfilò per la prima volta a Firenze, nel salotto di Giovan Battista Giorgini nel febbraio del 1951 e per anni fu uno dei protagonisti dei defilè nella Sala Bianca di Palazzo Pitti a Firenze. Quella sì che era, è stata, e sempre sarà la “maison fiorentina” fino alla morte di Emilio nel novembre 1992 e poi con l’eredità lasciata alla moglie Cristina di cui si innamorò proprio a Capri, e a Laudomia Pucci che continua a vegliare e a lavorare su un archivio storico divino.