PAOLO GUIDOTTI
Cronaca

Enrico Papes, l’ex dei "Giganti": "Suono le cose belle che vedo"

A 83 anni la mitica voce baritonale del gruppo che negli anni Sessanta fece furore torna con un album

Enrico Papes, l’ex dei "Giganti": "Suono le cose belle che vedo"

Appena apri la custodia del cd leggi una scritta: "Ricomincio da 3". Poi guardi meglio e vedi che prima del 3 c’è un’altra cifra, e la scritta è "Ricomincio da 83". 83, come gli anni di Enrico Maria Papes, la mitica voce baritonale del complesso "I Giganti" che negli anni ’60 furono uno dei gruppi più conosciuti e acclamati, con brani che i juke-box di allora suonavano senza sosta, da "Tema" a "Proposta – Mettiamo dei fiori nei nostri cannoni", e a "Una ragazza in due". Incontriamo Papes a Palazzuolo sul Senio, sulle montagne del Mugello, dove vive ormai da trent’anni. E parliamo del suo nuovissimo disco "Canto quel che vedo", dodici brani inediti, tutti scritti da lui, e arrangiati e suonati da un gruppo di amici e straordinari musicisti.

Che effetto fa pubblicare un disco a ottant’anni?

"È una bella sensazione, e sto aspettando gli esiti, se si riuscirà a farlo girare e conoscere. Non è a caso la scritta Ricomincio da 83. Sto già pensando ad altre cose e sono sempre in movimento, per fortuna".

Com’è venuta l’idea del disco?

"La spinta decisiva è venuta nel 2022 quando mia moglie Rina se ne è andata. Stavamo insieme da 61 anni, e ha lasciato un vuoto incolmabile. Incolmabile, ma non per la musica, e allora mi sono detto, che musica sia, e ho ripreso in mano tanti miei brani composti negli ultimi decenni".

Come potrebbe essere definito questo disco?

"Sinceramente non riesco a dargli un genere preciso. Cantautorato, ma potrebbe essere in alcuni brani anche pop, faccio fatica a dare etichette".

Chi ha lavorato ai brani?

"Un gruppo di straordinari musicisti, a cominciare dal mio vecchio amico Ellade Bandini che alla batteria è sempre un grande. Poi Pape Gurioli, Luca Bonucci, Mirko Guerra, Angelo Cappelli, Riccardo Naldoni, Roberto Manuzzi, Mattia Cappelli e Alice Maria Papes. Un disco che è stato registrato, in due anni di lavoro, alla Stazione di Marradi da Angelo Cappelli".

’Canto quel che vedo’ è il titolo dell’album. Che vede Enrico Maria Papes?

"Non vedo molta bellezza in giro per il mondo, e credo che la copertina col mio volto che parafrasa l’urlo di Munch descriva perfettamente il mio stato d’animo. Le canzoni parlano così di immigrazione, di solitudine, di turismo sessuale, ma anche di solidarietà amore verso gli animali, e dell’importanza dell’amore, con la A maiuscola".

E che ascolta oggi l’ex cantante dei Giganti?

"Ascolto jazz, classica, musica etnica, ma le canzoni di oggi non ce la faccio proprio. Non voglio giudicare, ma è un altro mondo, un’altra storia, non è la mia, non la capisco più. In particolare non sopporto un certo tipo di rap, e neppure le canzonette con testi banalissimi".

E’ cambiato molto anche il mondo discografico…

"Sicuramente, non ci sono più, salvo eccezioni case discografiche, cd non se ne vendono. Il mio disco è un lavoro autoprodotto, lo si acquista solo su internet".